Mentre voi altri seguivate la maratona notturna di Mentana sul referendum, io sognavo che Gamestop aveva venduto la mia copia prenotata di The Last Guardian a qualcun altro. Sì, l'ho "pre-ordinato", come ci piace dire oggi. Preferisco tralasciare gli improperi che ho riversato sul commesso virtuale nel mio incubo, concentrandomi sulla confessione che voglio fare a voi, gentili lettori di Bad. The Last Guardian è il primo gioco che ho ordinato nella mia carriera ludica. O meglio, l'unico assieme a The Last of Us. Ciò sottolinea la mia preferenza per videogiochi che hanno nel titolo le parole The e Last, ma soprattutto il mio buon gusto in materia. Ma credo che più di ogni altra cosa sottolinei la mia veneranda età. Quando venne annunciato The Last Guardian, era il 2009, sebbene fosse in sviluppo già dal 2007 col nome in codice di Trico. All'epoca avevo venticinque anni, oggi vado verso i trentatré ed il colore dei miei capelli sarebbe perfetto per un cosplay di Joel da The Last of Us.
[caption id="attachment_163403" align="aligncenter" width="600"] Come si fa a non volergli già bene?[/caption]
Insomma, invecchio (videoludicamente e anagraficamente parlando, dentro sono ancora un ragazzino) e la nostalgia è potente in me. Tra i miei giochi preferiti di sempre ci sono infatti un certo ICO e Shadow of the Colossus. Due esperienze uniche, originali e fuori dagli schemi quando uscirono, così come negli anni successivi, rimanendo opere inimitabili. Poesia tradotta in poligoni e gameplay. La relazione tra Ico e Yorda, incapaci di comunicare a parole, porta con se un messaggio incredibilmente potente. Le ambientazioni nelle quali mi sono ritrovato a condurre i due mentre si tenevano per mano mi sono rimaste fissate indelebilmente nella mente, così come quel drammatico finale.
Shadow of the Colossus è riuscito a stupirmi ancora di più. Le rovine di ICO lasciano spazio a sterminate vallate e desolati deserti (cit.), teatri di scontri tra i più epici che abbia mai vissuto nella mia sfaccettata vita da videogiocatore. Gigantesche creature mi attendevano ignare in luoghi mistici, e con attente strategie, io piccolissimo uomo dotato di spada, arco e frecce, dovevo abbattere esseri magici e semi-divini. Arrampicandomi sui loro mastodontici arti, aggrappato a scampoli di pelo, alla ricerca di punti deboli da infilzare con la mia lama. L'occhio sempre attento alla barra della stamina che si esaurisce rapidamente, col rischio di perdere la presa e rovinare al suolo. L'orecchio invaso dalle note meravigliosamente epiche scaturite dalla sapiente penna di Kow Otani.
Immaginate il biblico scontro Davide contro Golia moltiplicato per dieci con sotto questa musica e avrete un'idea approssimativa di cosa abbia significato avere vent'anni e giocare a quel capolavoro che è Shadow of the Colossus.
"Quello che penso è che Fumito Ueda, creatore di questa trilogia ideale, ha uno stile unico, centellinato in pochissimi giochi separati da troppi anni l'uno dall'altro. E questo rende i suoi titoli indimenticabili, vere e proprie opere d'arte"
Mentre leggerete queste parole le prime recensioni di The Last Guardian avranno iniziato a fare capolino sulla rete (la nostra seguirà a brevissimo) e già mi immagino cosa accadrà. Ci sarà chi punterà il dito sulla vecchiaia del progetto, sulle sue meccaniche polverose. E chi invece si sarà lasciato andare alle emozioni e soprattutto alla nostalgia. Nessuno avrà ragione o torto. Quello che penso è che Fumito Ueda, creatore di questa trilogia ideale, ha uno stile unico, centellinato in pochissimi giochi separati da troppi anni l'uno dall'altro. E questo rende i suoi titoli indimenticabili, vere e proprie opere d'arte. Ho ordinato il gioco perché un artista di questo calibro non può essere piegato alle logiche della critica tradizionale. Perché il gioco sarà sicuramente denso di difetti, ma conterrà anche quella magia che mi manca e che voglio nel mio videogame. E perché mi farà tornare indietro di 15 anni, a quando avevo i capelli ancora colorati e passavo le notti accompagnato dalla mia Playstation 2 modificata collegate ad un CRT da 15 pollici scarsi. Fuori il mondo era grigio e noioso, mentre in quel tubo catodico c'era tutta la magia e la forza dei sogni che ho sempre cercato e che ancora oggi cerco.
[caption id="attachment_163401" align="aligncenter" width="600"] Il gioco avrà difetti infiniti, ma sarà un'esperienza unica ed inimitabile[/caption]
Non vedo l'ora di potermi affezionare a Trico, quel bizzarro ed adorabile bestione piumato, che subito evoca una storia tragica, di una creatura rifiutata. Non vedo l'ora di impersonare quel giovane che non sa cosa voglia dire emarginare, diffidare dell'altro. Voglio accarezzarlo e dirgli che saremo amici per sempre. Che mi fido di lui e che lui si può fidare di me. Che insieme supereremo ogni ostacolo. Intanto mi preparo il pacchetto di fazzoletti, perché il finale tragico è dietro l'angolo.
Sarò un inguaribile sognatore ed illuso. Ma il bello di videogiocare è anche questo. E voi, siete con me o da dietro la vostra armatura anaffettiva vi fate scherno di questo redattore ultra trentenne?