La notizia della settimana - Gli erotici personaggi di Metal Gear Solid V

Un giorno troverò qualcosa di interessante da scrivere qui dentro.


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Kojima cade in un problema di sessismo, ma non solo

Pochi giorni fa Hideo Kojima, game designer creatore della saga di Metal Gear, ha fatto delle affermazioni abbastanza sconcertanti riguardo il design dei personaggi di Metal Gear Solid V: The Phantom Pain, prossimo capitolo della serie. In pratica, ha affermato di aver chiesto al creatore dei personaggi, Yoji Shinkawa, di renderli quanto più erotici possibili, in maniera da incoraggiarne cosplay e vendita di action figures. Successivamente Kojima ha rettificato quanto detto, sostenendo che l'utilizzo del termine erotici era sbagliato, e che sexy sarebbe stato più appropriato. Nella lingua inglese il termine sexy viene effettivamente utilizzato anche per sottolineare la bellezza o le linee di particolari oggetti o veicoli, ma non è così che ci si può salvare, riconducendo il tutto a un semplice problema di lingua. Ve lo dimostriamo subito.

Il character design di Quiet, il cecchino donna mostrato nell'ultimo trailer del gioco, non è sexy. E' tremendamente trash, perché passi il bikini, ma i leggins semitrasparenti strappati no, e nemmeno la mutandina che ne fuoriesce. Sniper Wolf era sexy, non questo scempio. Bayonetta è sexy, per fare un esempio al di fuori della serie. Ora, o Kojima ha un suo personalissimo concetto di sexy, o la sua rettifica è stata fatte ben sapendo di averla sparata grossa, molto grossa, ed essendo ben conscio della tristezza delle sue affermazioni. Perché volere personaggi che sprizzano erotismo (quello di una prostituta da tangenziale, a nostro avviso), solo per far incrementare la popolarità del gioco tramite cosplay e action figure è patetico, soprattutto nel momento in cui questo obiettivo viene dichiarato da una figura che, almeno a chiacchiere, ha sempre affermato di voler dare una dimensione più profonda al videogioco: tramite trame strampalate, sempre più noiose e verbose scene d'intermezzo, scialbi e cervellotici sentimentalismi, perché questo è, in realtà, Kojima.

C'è il problema del sessismo, c'è il problema di una cultura giapponese che sappiamo benissimo in che modo tratti la figura femminile nei media (e non è che in Occidente vada tanto meglio), ma c'è, soprattutto, il problema di un game designer che è palesemente, da tempo, a corto di idee, ancorato alle sue pretenziose ambizioni da regista, sceneggiatore, ideologo, e che deve ricorrere ora ad un espediente, ora ad un altro, per tentare di dare carattere ai suoi titoli. La serie di Metal Gear vive ancora sulle spalle dell'episodio per PlayStation, quello sì davvero sensazionale; l'open world del quinto episodio potrebbe realmente rappresentare qualcosa di nuovo, ma il maggiore elemento di novità sarebbe vedere finalmente scomparire tutti gli ormai insopportabili cliché che, da anni, la saga si porta dietro.

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