The Defenders 1x03 "Il comportamento peggiore": la recensione

The Defenders al terzo episodio mette in campo una delle nemesi stagionali, mentre il gruppo ormai si è quasi formato

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Spoiler Alert
Nero. Con la presentazione di Black Sky, nuova identità assunta da Elektra dopo la sua resurrezione, anche questo colore entra a far parte di quella rappresentazione concettuale che The Defenders ha perseguito in questa prima parte di miniserie. Lo fa in un momento in cui, in effetti, proprio questo approccio fa un passo indietro, giocando su un altro tipo di messa in scena e montaggio. Scelta probabilmente obbligata dato che, come visto nel secondo episodio, i quattro protagonisti hanno iniziato a incontrarsi. Il terzo episodio compie quel passo in avanti necessario e atteso, culminando in un climax narrativo e visivo che apre le porte alla costruzione del gruppo di difensori.

L'episodio si apre con un flashback che illustra l'incontro tra Elektra e Alexandra. Quest'ultima, di fronte allo sbandamento dell'altra, cerca da subito un'affinità se non di vedute quantomeno di esperienze, confessandole di comprendere ciò che ha dovuto provare dopo la morte. Alexandra in questo si svela come un villain dal passato oscuro e – complice un lapsus su Costantinopoli – probabilmente più lungo di quanto si potrebbe immaginare. Quindi Elektra come arma finale di uno scontro che affonda le radici nel fiume del tempo, e che vede ai due opposti Alexandra, ma in generale la Mano, e Stick come rappresentante dei guardiani dell'ordine.

Da questo punto di vista, e il resto dell'episodio lo confermerà, The Defenders si presenta come una sorta di Iron Fist 1.5. Più denso, più allargato, più riuscito senza dubbio. Gli elementi della mitologia sono sempre presenti, il riferimento all'importanza di K'un-Lun, la missione dell'Iron Fist. A questo proposito, per la prima volta qualcuno oltre a Danny Rand riconosce l'importanza di questa figura. Sembra un'affermazione da poco, e invece è tutto nel momento in cui non è solo il personaggio ad elevare la propria importanza riaffermando continuamente la propria identità, ma sono i fatti esterni e le stesse nemesi a giudicarlo così.

Non a caso, l'indagine di Danny e di Colleen è uno dei due canali che muovono la scoperta della verità. Qualcosa che porterà il personaggio ad agire non come Iron Fist, ma come Danny Rand, che di per sé non sarebbe certo poco. Il temperamento istintivo di Danny in qualche modo crea un'alchimia strana con il personaggio di Luke Cage, con cui si confronterà qui in modi più pacifici dopo lo scontro dello scorso episodio. Determinanti sia Claire, che li mette in contatto, che Colleen, elemento pacificatore nel discorso. Poche linee di dialogo, ma la scrittura ci dà l'impressione che i due si siano confrontati a lungo, e in qualche modo si giunge ad un compromesso che il finale dell'episodio ci racconta come raggiunto.

Mentre l'episodio utilizza stacchi di montaggio che si affidano ai rumori di New York, l'incontro tra Jessica e Matt è quello che ci potremmo attendere. Lei scalpita per tornare alla libertà e risponde con cinismo alla pacatezza dell'altro. Addirittura scopre il suo segreto nel momento in cui, agganciandosi a John Raymond, giunge allo stesso collegamento con la Midland Circle, società di copertura della Mano a New York.

Tutto il segmento finale è molto riuscito. La contrapposizione di bene e male gioca per assimilazione e estensione del conflitto, assorbendo nella lotta sempre più contendenti e giocando sugli spazi ristretti dell'ambiente. Uffici, corridoi, ascensori. L'apparizione a sorpresa di Alexandra nel suo primo incontro con uno dei personaggi porta la tensione della scena ad un livello ulteriore. Si gioca sull'apparizione a sorpresa di Luke, sulla corsa frenetica di Matt per raggiungere gli altri, sull'apparizione di Elektra. Ancora una volta, il bianco alle pareti fonde idealmente tutti i colori dei personaggi mentre si danno il cambio con i diversi stili di combattimento contro la Mano.

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