Twin Peaks 3x01 "The Return, Part 1": la recensione

Dopo 26 anni di attesa, ritorna su Showtime in un evento televisivo senza precedenti Twin Peaks, il capolavoro televisivo di David Lynch

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Spoiler Alert
Non è un caso che nel doppio episodio che segna lo storico ritorno della serie di David Lynch non vengano mai pronunciate le parole "Twin Peaks". Partendo dal punto di vista per cui, nel biennio 1990-1991, la serie della ABC ha inaugurato un percorso di destrutturazione e ricostruzione del linguaggio televisivo, tornare su quei passi non si può. Un maestro del linguaggio visivo come Lynch, consapevole che la serialità là fuori è andata avanti, questo lo sa, e risponde destrutturando la sua stessa creatura. Il Twin Peaks che ci troviamo di fronte, non dissimile in questo da Dale Cooper, è una creatura intorpidita, ma non stanca, affannata dal lungo sonno della ragione in cui è rimasta costretta negli ultimi 26 anni, ma ansiosa di tornare alla luce del sole.

Se per opposti e associazioni d'idee ha lavorato la fascinazione lynchana all'interno di Twin Peaks, questa si ripropone anche a livello metanarrativo. In un sistema di specchi che deformano e plasmano lo sguardo dello spettatore, lo iato tra seconda e terza stagione è un'eco della prigionia di Cooper, ma anche e soprattutto dell'abbandono delle scene da parte di David Lynch. E non potrebbe essere altrimenti, dato il carico monumentale di aspettative e consapevolezza da parte degli spettatori che accompagna l'arrivo della serie su Showtime. Dopo quell'opera totale che è Inland Empire e la conferma dell'addio al cinema, Twin Peaks diventa per Lynch il testamento artistico di una vita.

In questo senso la mitologia che trasuda da questi pochi segmenti, anche scomposti e forse poco fluidi, sicuramente spiazzanti, assume un valore più grande. In una sorta di "universo creativo condiviso", The Return (titolo di tutti gli episodi, divisi poi in 18 parti) è il vero ritorno del maestro, l'ultimo saluto prima che le tende rosse calino per sempre. Non è un caso che nella prima scena  appaia un grammofono, elemento che insieme al bianco e nero si ricollega a Eraserhead, primo lungometraggio di David Lynch, ma anche elemento che apriva Inland Empire, ultima opera del regista. Senza contare che il grammofono era anche un elemento disturbante in alcuni momenti legati a Leland nella serie classica.

Lo sguardo è diverso fin da subito, e l'approccio lo segue a ruota. Ci spostiamo al di fuori della piccola cittadina, andiamo a New York, ma anche in South Dakota, i personaggi vecchi ritornano, ma non abbiamo mai la sensazione di "dove eravamo rimasti", emergono nuovi interrogativi, ma piuttosto che strumenti per ripartire questi sono piccoli frammenti di un quadro più grande.

Emblematico il ritrovamento del cadavere di Ruth Davenport, molto diverso da quello di Laura Palmer. C'è sempre efferatezza e sconcerto, ma qui abbiamo subito un forte sospettato, e comunque non abbiamo la sensazione che l'evento serva a innescare una catena di reazioni come nell'originale. Piuttosto, tutto serve a dare una sensazione di ampio respiro alla vicenda, che come abbiamo detto oltrepassa le barriere della cittadina. A New York un ragazzo deve tenere sotto controllo qualcosa di pericoloso. Come accade spesso in Lynch, c'è un piccolo microcosmo di regole e rituali che non capiamo, ma che afferriamo come importanti grazie al modo in cui ci vengono raccontati, con la loro metodicità e grazie all'importanza che qualcun'altro gli dà.

L'ambientazione tetra, spoglia, scura – senza dubbio più tecnologica – cozza con l'approccio onirico, artistico, dai cromatismi più accesi, della Loggia Nera. L'orrore comunque è tangibile in entrambi i casi, e contiene alcuni dei momenti più riusciti. Forse strumentazioni per il monitoraggio di presenze aliene, magari varchi dimensionali, qualcosa che si collegherebbe alle attività del dipartimento del maggiore Briggs.

Al di là di questo emergono, come piccole isole nel mare senza collegamenti, i ritorni piacevoli dei volti storici. Rivediamo la signora Ceppo (la scomparsa Catherine E. Coulson), ma anche Benjamin e Jerry, oppure Hawk, Andy e Lucy o il dottor Jacoby (che indossa occhiali da sole sopra quelli multicolore). Appare anche Ashley Judd, una delle new entry della stagione. Rivediamo soprattutto Dale Cooper, congelato nel limbo della Loggia dopo decenni, mentre il suo doppelganger si muove indisturbato. L'episodio si apre con un sunto di alcune scene iconiche delle precedenti stagioni, per poi staccare su un confronto tra Dale e il Gigante, con quest'ultimo che ci rivela nuove profezie:

Remember 430, Richard and Linda, two birds with one stone.

Twin Peaks è tornato.

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti! Trovate tutte le recensioni degli altri episodi di Twin Peaks nella nostra scheda.

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