Masters of Sex 4x05, "Outliers": la recensione

La nostra recensione del quinto episodio della quarta stagione di Masters of Sex, incentrato sul processo a Bill Masters

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La quinta puntata della quarta stagione di Masters of Sex, “Outliers”, è quella della riconciliazione. L’episodio torna a incentrarsi molto su Bill e Virginia e sul loro rapporto, poiché è in scena il processo a Bill – ma di fatto a tutta la clinica – per favoreggiamento della prostituzione e devianza sessuale. Virginia però non dimentica gli aspetti più pratici dell’inconveniente giudiziario, e dopo aver ricevuto un rifiuto dal loro vecchio editore per la bozza del nuovo libro cerca di convincere Bill ad andare con lei a New York, per incontrarlo personalmente e fargli cambiare idea. Virginia rende esplicito che l’invito a New York significa molto di più: è un invito a ricominciare insieme, dopo che nello scorso episodio si è resa conto che probabilmente solo Bill può assumere il ruolo di uomo della sua vita. Bill rifiuta, ancora convinto che sia necessario disintossicarsi da Virginia e magari riconciliasi con Libby per ricominciare da zero la sua vecchia vita. Virginia parte dunque sola per un’impresa che sembra disperata, ma con la solita furbizia ottiene ciò che vuole sfruttando la sua capacità di capire la psicologia maschile, e aiutando l’editore a riguadagnare il “rispetto” del suo capo.L’episodio torna a incentrarsi molto su Bill e Virginia e sul loro rapporto, poiché è in scena il processo a Bill – ma di fatto a tutta la clinica – per favoreggiamento della prostituzione e devianza sessuale

Intanto però a St. Louis il processo approda in acque ancora più torbide quando salta fuori un testimone scomodissimo: il fattorino dell’albergo in cui avvenivano gli incontri tra Bill e Virginia, visto tante volte nella prima stagione. L’avvocato Keller rassicura in parte Bill, precisando che l’accusa di adulterio avrà ricadute negative soprattutto per Virginia, in quanto donna. È lì che per una volta Bill agisce esclusivamente per il bene di lei, ovvero accetta di patteggiare per non rovinare per sempre la reputazione della collega –peraltro secondo una dinamica ingiusta da ogni punto di vista, dal momento che il responsabile del guaio giudiziario è esclusivamente Bill. Ciò significherà accettare pubblicamente l’accusa di devianza sessuale, davanti alla giuria e alle telecamere, senza la possibilità di ripetere il convincente discorso fatto a porte chiuse a proposito del mito della normatività in campo sessuale, che però a quanto pare indispettisce ulteriormente il giudice. Ma commuove e impressiona Virginia, che lo prende per mano nella simbolica ultima scena.

Poco prima era stata proprio Libby, senza più paura, a fermare il desiderio di Bill di rianimare il loro matrimonio, verbalizzando finalmente un po’ quello che pensano anche gli spettattori: “perché abbiamo dovuto sopportare tutto questo dolore, tutta questa sofferenza, se non per vedervi finire insieme?”. Masters of Sex esibisce sempre di più la sua struttura corale, consapevole che la storia sentimentale tra Masters e Johnson è troppo poco per trainare una narrazione pluriennale. In questa stagione Libby è finalmente libera di esprimere la propria voce, la propria personalità e potenzialmente proprie storyline. Fa piacere inoltre vedere gli sviluppi della storia tra Betty e Helen e le loro concrete problematicità di future genitrici lesbiche in un’America ancora molto puritana rispetto a certe tematiche, ma forse lo snodo drammatico del coming out di Helen avrebbe meritato un po’ più di tempo. Potenziale interessante anche per il nuovo arrivato Guy, omosessuale ex-soldato congedato con disonore per questo. Non fanno molto per guadagnare in empatia Leveau e Dreesen, i quali nonostante gli vengano dedicate diverse sequenze a parte, rimangono sfuggenti, anche quando, come in questo episodio, hanno le loro ragioni per diffidare dei loro capi. D’altra parte Dreesen mente sia a lei che alla moglie, confermando la natura ambigua del personaggio.

Il nuovo inizio tanto cercato da Bill è a portata di mano, forse la serie può allora finalmente passare oltre il tira-e-molla tra Masters e Johnson.

Chiara Checcaglini

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