Black Mirror 3x01 "Nosedive": la recensione

La recensione in anteprima del primo episodio della terza stagione di Black Mirror: perfetto collegamento tra le vecchie stagioni e quella nuova

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Spoiler Alert
Nosedive è il perfetto trait d'union fra il vecchio Black Mirror e il nuovo. Del primo riprende l'ossessione per la tecnologia, il gelo e la paura nei rapporti umani, la lettura angosciante del contemporaneo al servizio di una metafora potente e immediata. Del secondo, che verrà sviluppato nei cinque episodi successivi, assorbe il gusto per l'intreccio più grande, le ambientazioni più varie, l'ampiezza del racconto, che qui potrebbe essere testimoniata già bene dalla presenza di un'attrice di peso come Bryce Dallas Howard. Il messaggio semplice e immediato di questa parabola umana è coinvolgente e soffocante, funziona su tutti i livelli che si propone di affrontare. Un ottimo biglietto da visita per lo show.

La sorridente Lacie (Bryce Dallas Howard) vive in un mondo in cui ogni interazione sociale è soggetta ad un'immediata e normale valutazione da parte del prossimo. Ad ogni individuo corrisponde una scala di valori che va da una a cinque stelline. La media delle valutazioni ricevute continuamente restituisce un valore che definisce ogni persona nella società, nelle sue possibilità economiche, nel suo accesso ai servizi essenziali (sanità, ma non solo). Dall'alto del suo rassicurante 4.2, Lacie coltiva in ogni secondo della giornata una certa definizione di sé rispetto al mondo che la circonda, aspirando a salire sempre più nel gradimento. La grande occasione si presenta nel momento in cui la sua amica d'infanzia e famosa influencer Naomie (Alice Eve) le offre l'ambitissimo posto di damigella d'onore al suo matrimonio.

Come in Fifteen Million Merits, i simboli utilizzati non potrebbero essere più chiari ed evidenti. Lacie vive in un mondo artefatto e ipocrita, e poco importa che qui dal punto di vista iniziale sui social network si passi ad una dimensione concreta e quotidiana. Il senso di intangibilità, astrattezza e falsità nelle relazioni è casomai ancora più forte una volta che viene mostrato, letteralmente, alla luce del sole. Nel momento in cui a tutte le persone viene chiesto, anche semplicemente fornendo loro la possibilità, di esprimere un parere e una valutazione sugli altri, si scatena una corsa frenetica alla gratificazione e alla necessità di accettazione.

In un mondo perfetto questo avrebbe potuto tirar fuori il meglio degli individui – e l'episodio ogni tanto accenna a considerazioni sulla devianza sociale – ma questo non è un mondo perfetto. La conseguenza è quindi un ambiente in cui chiunque gioca al ribasso, svuotando se stesso e mostrando all'esterno una maschera sorridente per compiacere il conformismo di massa. In qualche modo si crea una dinamica mai chiaramente espressa, un tacito accordo per cui le interazioni sprofondano verso la mediocrità e la pochezza, in cui la valutazione (vogliamo chiamarlo "like"?) non è mai sincera, ma è sempre un automatismo destinato a ottenere a nostra volta un riconoscimento per aumentare l'autostima.

Ovviamente i social network, ma non solo. Uno dei concetti chiave di Black Mirror è che l'umanità non cambia intimamente, sono le possibilità tecnologiche a far emergere nuovi aspetti. L'ipocrisia da media borghesia che si respira nella prima parte della puntata, con i suoi vestiti, i sorrisi tirati, gli ambienti in serie potrebbe benissimo essere uscita fuori da un Tim Burton dei primi tempi. Quindi, la soluzione è la differenza, l'eccentricità, l'anticonformismo a tutti i costi? Stando a quello che racconta la puntata, non è nemmeno così. Esiste una sola figura veramente positiva nell'episodio, ed è una che fa della sua sincera indifferenza (non indifferenza di facciata) il suo punto di forza.

Bryce Dallas Howard è eccezionale nel ruolo. Varia registri, si mette in gioco, regge l'episodio sulle sue spalle, costruisce un personaggio verso il quale proviamo rabbia, empatia, sincera pietà umana. Vive il suo personale "Requiem for a dream", spezzandosi passo dopo passo, forse unico modo per poter ricostruire qualcosa. L'episodio, diretto da Joe Wright (Espiazione) e sceneggiato da Rashida Jones e Michael Shur, non potrà non ricordare a molti la puntata App Development and Condiments di Community.

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