The Path 1x07, "Refugees": la recensione

La nostra recensione del settimo episodio di The Path, la serie HULU con Michelle Monaghan, Hugh Laurie e Aaron Paul

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Spoiler Alert
In Refugees, il settimo episodio della prima stagione di The Path, succedono molte cose e le storyline cominciano ad accelerare. Già le prime immagini mostrano una rottura dell’equilibrio del compound meyerista, con il turbinare di elicotteri sopra l’area e l’irrompere dell’interesse dei media dopo che Cal ha preso in autonomia la decisione di dare rifugio ad alcune famiglie di clandestini dell’Honduras. Proprio questa evenienza acuisce il contrasto tra due visioni del movimento già emerse nelle scorse puntate: per i leader storici e altri esponenti di spicco della gerarchia (come la famiglia di Sarah e Eddie) restare defilati e non attirare le attenzioni delle autorità è una condizione necessaria per operare in pace, senza correre il rischio di essere tacciati di estremismo o assimilati a sette da lavaggio del cervello; per Cal la Luce agisce invece attraverso continue scelte, anche qualora queste vadano contro le convenzioni interne al movimento. Se da un lato siamo portati a dare ragione a Cal, dall’altro le drammatiche circostanze successive pongono il leader in una posizione indifendibile, e per contro danno modo a Sarah di emergere a sua volta come guida.

Una prima svolta riguarda la questione Kemp, nella gestione della quale Eddie si dimostra assurdamente ingenuo: davvero pensava di nascondere Alison in una delle baite del movimento, senza immaginare che sarebbe stata sotto controllo? Evidentemente sì, e i nodi vengono al pettine quando proprio Cal la sorprende mentre cerca di fuggire aiutata proprio da Eddie. Coto sul fatto, Eddie rivela tutti i suoi dubbi a Cal, che per tutta risposta lo minaccia di parlare a Sarah, a meno che non intraprenda il “cammino di Steve”, 400 km per ritrovare la fede nella Luce. È una di quelle scene in cui non è chiaro quanto Cal creda a ciò che dice e quanto invece sfrutti la situazione per allontanare Eddie da Sarah, come anche lo stesso Eddie insinua.

Se Eddie non fa una gran figura come organizzatore di sotterfugi, Mary rivela insospettabili doti manipolatorie, probabilmente imparate a furia di osservare e seguire Cal. Peccato che il personaggio sia finora rimasto sempre troppo sullo sfondo per suscitare una vera empatia, nonostante ce ne sarebbero tutte le ragioni: il problema principale rimane che la caratterizzazione di Mary, totalmente filtrata attraverso il trauma e una concezione deviata della sessualità e degli affetti, non ha mai raggiunto il livello di approfondimento che una questione così delicata avrebbe richiesto.

Dopo aver delineato in maniera così credibile e delicata il rapporto tra Hawk e Ashley, dispiace invece vederlo spegnersi

Dopo aver delineato in maniera così credibile e delicata il rapporto tra Hawk e Ashley, dispiace invece vederlo spegnersi per le stesse motivazioni che finora non erano riuscite a sopirlo: la decisione di Ashley di seguire la madre senza protestare sembra un po’ out of character, nonostante sia invece comprensibile l’inquietudine di Meg e il desiderio di allontanarsi il più possibile da coloro che continuano a sembrare degli invasati. Il livello di coinvolgimento degli adepti è comunque assolutamente innocuo rispetto alle dinamiche che animano i vertici del movimento, e alle forze pericolose che muovono Cal alle sue azioni. Dopo essersi rifiutato di mandare via i rifugiati, e aver trovato il sostegno di molti “novizi”, Cal sembra per una volta mettere il bene di qualcuno davanti a quello del movimento, anche se le due occorrenze rimangono naturalmente connesse, e servono a spingere verso cambiamenti fondanti, come appunto la richiesta di una votazione democratica a proposito dell’asilo ai clandestini.

Tutto ciò porta all’avvenimento più rilevante ell’episodio e dell’intera serie, riguarda Cal si assiste a una sterzata decisa, in parte prevedibile, in parte comunque inaspettata per la violenza con cui irrompe. Fin dal primo episodio Cal appare tratteggiato nell’ambiguità, con zone d’ombra che caratterizzano il suo passato e il suo presente e che contrastano con la retorica della Luce di cui è leader. Ma è tempo di assistere al valicamento di soglia che lo pone senza più ombra di dubbio dalla parte del male, oltre che confermare che è disposto a tutto pur di dare forma alla propria visione. Se il precipitare di Cal è perfettamente in linea con l’arco del personaggio, la scena in sé risulta piuttosto prevedibile e meccanica, sia per l’esplosione di rabbia di Mary e il vaso rotto che sono già presagio di violenza, che per Silas che prontamente va da Cal prima ancora di farsi vedere da Bill e Felicia o da chiunque altro, così da rendere facile al leader nascondere l’omicidio (sempre che non abbia la meglio la crisi di coscienza). Dopo un ritmo piuttosto riflessivo The Path si addentra nell’ultima parte di stagione con un cambio di rotta, necessario per scuotere i contrasti, ma che rischia di calamitare tutte le tensioni: è un bene che accada di più, ma forse c’è da augurarsi che l’omicidio non diventi il plot principale, togliendo respiro alle dinamiche interiori dei personaggi.

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