Game of Thrones 6x01 "The Red Woman": la recensione

Ritorna con la sesta stagione sulla HBO e su Sky Atlantic Game of Thrones: una buona première per la serie fantasy

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Spoiler Alert
Sinners don’t make demands, they make confessions.

Sono proprio le confessioni, molte e di varia natura, a scandire, insieme ad un altro elemento che vedremo tra poco, la progressione di The Red Woman, première della sesta stagione di Game of Thrones. L'idea generalizzata che superare un certo limite dovuto all'onore, alla gerarchia o al dovere comporti anche, paradossalmente se vogliamo, la possibilità di una liberazione rispetto a quelle catene, legami, maschere che sono la regola base del gioco del trono. La confessione diventa allora strumento della verità: una strada da percorrere insieme alla sempre più necessaria convergenza tra i protagonisti verso la fine di questo lungo viaggio televisivo. La serie fantasy della HBO torna con la consueta première introduttiva. Una panoramica generale su eventi e situazioni da un capo all'altro del mondo, che risponde ad alcune domande, che rimette in gioco alcuni protagonisti.

La confessione di Alliser Thorne. Il veterano dei Guardiani della Notte affronta la contestazione seguita al "cesaricidio" da lui guidato nel discusso finale della scorsa stagione senza nascondersi. Di fronte a Edd e agli altri compagni indignati per l'omicidio di Jon, Alliser si comporta come l'uomo di principio (poi possiamo condividere o meno le sue idee) che è sempre stato, e possiamo anche credergli nel momento in cui promette a Davos e agli altri la grazia in caso di resa. La regia di Jeremy Podeswa, sostenuta dalla scrittura dei soliti Benioff e Weiss, prende il via ricalcando il culmine emotivo di Mother's Mercy, e schiaccia lo sguardo dalla Barriera al cadavere di Jon Snow, collegando strettamente gli eventi quasi senza soluzione di continuità tra l'omicidio e la scoperta di Davos., restituendoci in diretta la risposta emotiva al Castello Nero. Archiviato per il momento l'aiuto di Melisandre, Edd fugge per trovare al più presto aiuto presso i bruti, e ci chiediamo fino a che punto un intervento del Popolo Libero realizzerebbe i timori di Alliser e degli altri congiurati.

La confessione di Cersei. Il disperato controllo delle emozioni da parte della regina e la rassegnazione di fronte all'avverarsi sistematico della profezia sulla morte dei suoi figli ci dicono tutto sulla metamorfosi di un personaggio che magari sarà difficile sostenere, ma con il quale possiamo empatizzare. Una necessità incombente, dato che lo scontro per il potere con gli Sparvieri appare sempre più inevitabile. Ancora una volta Game of Thrones irrigidisce le caratterizzazioni dei blocchi in partenza solo per poter fare un passo indietro e rivelare – le confessioni servono anche a questo – un lato più umano dei personaggi. La morte di Myrcella, così come la rapida conferma della morte di Stannis e delle sorti di Theon e Sansa rispondono in ogni caso a molti cliffhanger dell'ultimo season finale. Tutto come previsto in ognuna di queste storyline, e non sarebbe potuto andare diversamente: l'unico cliffhanger degno di questo nome rimane in piedi, e certamente non ci aspettavamo di vederlo risolto subito.

Confessioni quindi, ma anche, ed è una buona idea, una progressione ben precisa nella presentazione degli eventi nel corso della puntata

La confessione di Jorah. Il cavaliere più volte rinnegato è l'unico personaggio della saga ad agire per un fine che ora più che mai esiste al di fuori di se stesso e della propria salvaguardia. Vorremmo dire che dipende dal marchio della morte già impresso sul suo corpo – e certamente questo lo aiuta ad aprirsi con Daario Naharis – ma naturalmente il suo è un comportamento che conosciamo da anni. Mentre con pochi scambi possiamo dire di essere ansiosi di vedere come Tyrion e Varys governeranno Meereen, l'ultimo balzo della serie ci conduce nel mare d'erba dei Dothraki, insieme a Daenerys. Gli scambi tra i membri del khalasar non sono tra i più brillanti di sempre, e la stessa Targaryen che snocciola la solita decina di titoli altisonanti suona ormai poco credibile (la serie lo sa e infatti i suoi interlocutori reagiscono con una risata).

La confessione di Ellaria. Più che una vera confessione, la donna sembra aver ereditato un certo gusto per la teatralità spicciola dal defunto Oberyn. Mentre Nymeria e Obara uccidono Trystane, lei e Tyene si occupano del principe Doran. La storyline dei Martell era stata la più deludente lo scorso anno, e per cominciare stavolta sembra che si sia voluto con un colpo di spugna cancellare l'ordine costituito, forse per rilanciare tutto il sud nella trama generale. È sicuramente il momento più definitivo in una première perlopiù introduttiva, ma l'esecuzione lascia più perplessità che soddisfazione. Sia per la semplicità con cui viene realizzato il colpo di Stato, sia per alcuni buchi di sceneggiatura o semplicemente per cattiva scrittura, ma anche per l'improvvisa banalizzazione di un personaggio come Doran che pure aveva dato la sensazione di poter offrire di più.

La confessione di Melisandre. Dalla sacerdotessa prende il titolo l'episodio e con la sua mutazione si completa il ritorno della serie. La dimensione fantastica-magica della saga contrapposta al "realismo" degli esordi non avrebbe più bisogno di conferma arrivati a questo punto. Allora la sporca superficie che restituisce a Melisandre l'immagine di un velo rosso che cade rivelando le ferite dell'età ci interessa soprattutto secondo la chiave che suggerivamo all'inizio. Quella di una confessione – a se stessa in questo caso – che giunge all'indomani della più profonda delle delusioni, una di quelle che spazza via tutte le certezze di una vita. Che evidentemente, come per Cersei, ci restituisce un personaggio più umano e debole, in tutti i sensi. E che però, nel modo in cui tutti si aspettano, potrebbe poter dire ancora qualcosa nella storia.

Confessioni quindi, ma anche, ed è una buona idea, una progressione ben precisa nella presentazione degli eventi nel corso della puntata, che parte da Nord e scende lungo Westeros fino a superare il Mare Stretto e a correre a perdifiato fino alla ex città degli schiavisti e tra le pianure dei Dothraki. Unica eccezione – ed è una scena che forse si poteva spostare al prossimo episodio – il momento con Arya a Braavos. La chiusura che ci riporta alla Barriera è la degna conclusione di un buon episodio, classica reintroduzione della serie, dei personaggi e delle loro motivazioni.

Riflessioni sparse:

  • Sansa riceve per la seconda volta aiuto da Brienne, e stavolta lo accetta dopo averlo rifiutato in The House of Black and White.

  • Olly è cresciuto parecchio in una sola notte!

  • Il destino di Daenerys dovrebbe essere quello di unirsi alle vedove dei khal. Le stesse khaleen che l'avevano assistita nel rituale in A Golden Crown.

  • Nel finale di Mother's Mercy Obara e Nymeria erano sul pontile insieme a Ellaria mentre Myrcella moriva. Non  viene spiegato come siano arrivate sulla nave ad Approdo del Re (possiamo inventarci una spiegazione qualunque, ma una linea di dialogo non avrebbe fatto male).

  • A Meereen risuona il nome di R'hllor. Tyrion aveva ascoltato una sacerdotessa rossa predicare a Volantis in High Sparrow. Sembra che anche a Meereen la religione avrà un certo peso e potrebbe rivelarsi un grande alleato.

La sesta stagione andrà in onda su Sky Atlantic HD la notte tra la domenica e il lunedì alle 3:00 in simulcast con la HBO, e successivamente in replica alle 22.10 del lunedì in lingua originale sottotitolata. Da lunedì 2 maggio alle 21.10 la serie debutterà in Italiano su Sky Atlantic HD e sarà disponibile su Sky On Demand e Sky Online.

Per confrontarvi con altri appassionati della saga, vi segnaliamo la pagina Game of Thrones - Italy.

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