Man Seeking Woman (seconda stagione): la recensione

Prosegue con una formula invariata, ma sempre divertente, Man Seeking Woman, la surreale comedy di FXX sui rapporti di coppia

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Spoiler Alert
Lo scorso anno chiudevano la recensione della prima stagione di Man Seeking Woman chiedendoci cosa mai avrebbe potuto inventarsi in futuro la serie per mantenere viva una formula divertente e originale ma anche piena di limiti. La risposta che ci è stata data è: "nulla". O meglio, qualcosa di nuovo ci sarà, e vedremo presto di cosa si tratta, ma in generale la comedy di FXX si è limitata a riproporre gli stessi schemi dell'anno precedente, divertendoci a più riprese, giocando con gli stereotipi romantici della contemporaneità. Alla fine la breve durata degli episodi e della stagione sono riuscite a compensare bene la monotonia del tutto: Man Seeking Woman si conferma un buon prodotto televisivo, con alcune punte di nonsense epiche e tanta voglia di divertirsi e di far divertire.

Dai 27 anni della prima stagione ai 28 di questa, per Josh Greenberg (Jay Baruchel) le cose non sembrano essere particolarmente diverse. Fondamentalmente rimane il solito sfigato in cerca di relazioni più o meno durature o almeno che funzionino per una durata superiore ai canonici venti minuti della puntata. Impresa impossibile già lo scorso anno, e che quest'anno si ripete con svolte sempre più surreali e improbabili. Ad accompagnarlo e sostenerlo l'amico Mike (Eric André) e la sorella maggiore (Britt Lower), due delle persone più inadatte al mondo a dare consigli sulle relazioni, ma tant'è, questo si ritrova il povero Josh. A cambiare un po' le carte in tavola ci pensa Rosa (Rosa Salazar), che nella seconda parte di stagione diventa un personaggio ricorrente intorno al quale ruota l'interesse di Josh.

Solo questo piccolo elemento, comunque sfruttato sempre e solo con un ritmo episodico, getta un po' di novità su una struttura che per il resto si mantiene inalterata come stile. Le esperienze di Josh (ma ci sono episodi visti completamente dalla prospettiva femminile) vengono raccontate ricorrendo a vicende surreali e impossibili, divertenti ed estreme, stereotipi delle relazioni sociali raccontati calcando molto la mano sul lato grottesco. Ecco quindi serial killer zombie, complottisti, squadre speciali, momenti musical, profeti dell'antichità: chi ha visto la serie lo scorso anno sa bene di cosa si parla, eppure in più di un momento la serie riesce a sorprendere, a trovare nuove strade per stupire e giocare con i cliché. Ovviamente, si ride abbastanza.

La serie nasconde tra le pieghe la voglia di gestire un racconto che parli anche di insoddisfazione, disagio generazionale e disillusione. Anche se lo stile è completamente diverso, si può creare un parallelo con Master of None: quella voglia di aggrapparsi con tutte le proprie forze ad una visione del mondo più leggera e scanzonata (fatta principalmente di abbondanti riferimenti alla cultura pop, telefilm in primis) che cede il passo a preoccupazioni di natura più adulta, qui vagamente accennati, come un posto di lavoro più stabile, capelli che iniziano a cadere, una relazione duratura.

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