Better Call Saul 2x05 "Rebecca": la recensione
Quinto episodio per Better Call Saul: un finale che ricorderemo, ma è tutto ciò che lo precede a rendere questa serie ottima
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Prendiamo la lunghissima cold open. Dieci minuti inutili, girati nell'oscurità della casa di Chuck, che ci imbarazzano e che non verranno più ripresi nella puntata: un segmento splendido. Una recita nella recita articolata in tre momenti che scandiscono con i giusti tempi (breve introduzione, lunga parte centrale, epilogo) un percorso, relazioni umane, personaggi intensi, vere emozioni. Anche se questo fosse un cortometraggio completamente avulso dal resto, anche se non sapessimo nulla di queste persone, la sua forza ci arriverebbe comunque intatta. Perché questo significa grande scrittura in Better Call Saul: dare tridimensionalità e dignità a una storia, fregandosene di quelli che dovrebbero essere gli appigli sicuri del prequel di un capolavoro.
Se la frustrazione di Jimmy, che ha a che fare con una giovane praticante molto ligia alle regole e alle pure formalità, nasconde qualche risvolto divertente, molta della nostra attenzione verrà infine catturata dall'incontro che dicevamo sopra. Appunto, Hector Salamanca – in condizioni migliori rispetto a come lo avevamo visto introdotto in Breaking Bad – si reca da Mike in quella che appare come una tavola calda che abbiamo visto più volte, e gli chiede di scagionare in parte Tuco dalle accuse. I 5000 dollari promessi non sono una grandissima somma, comparata ai 25 che Mike ha da poco ottenuto, ma a muovere Mike sarà probabilmente la consapevolezza di trovarsi di fronte a un personaggio non meno pericoloso del nipote.