Agent Carter 2x04 "Smoke and Mirrors": la recensione

Episodio atipico per Agent Carter, che ci racconta la "storia di origini" della protagonista

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Spoiler Alert
Smoke and Mirrors è la storia di origini di Peggy Carter che non era mai stata affrontata finora. Agent Carter procede all'indietro tramite il più classico degli episodi con flashback, raccontandoci le fasi salienti della giovinezza e della maturità del personaggio, e quindi il contesto in cui effettivamente la protagonista ha iniziato a lavorare per il governo come agente sul campo. Fin qui non ci sarebbe nulla di particolarmente originale, ma ciò che dà grande forza alla puntata è il continuo contrasto tra Peggy e la sua nemesi stagionale Whitney Frost. Scopriremo il passato di entrambe, brevi stacchi sulle loro vite precedenti che creano al tempo stesso un legame che fino a questo momento non avevamo percepito così forte. Atipico quanto si vuole, ma questo potrebbe essere il miglior episodio della stagione finora.

L'espediente – nemmeno troppo brillante, è un semplice legame con il presente – è la cattura di un dipendente dei Chadwick. La iniziali resistenze dell'uomo verranno vinte dalle capacità di persuasione di Peggy, ma questa sarà solo una piccola parentesi in un episodio che per il resto guarda lontano. Si racconta di Peggy come bambina estroversa e desiderosa di nuove scoperte, spalleggiata in questo suo desiderio dal fratello che anche da grande non smetterà mai di incoraggiarla. Nel percorso della protagonista tuttavia si inseriscono linguaggio e visione dei tempi, gli stessi che freneranno le predisposizioni naturali di Agnes Cully (vero nome di Whitney).

Un salto temporale ci mostra una protagonista falsamente soddisfatta di sé, ben lontana dall'essere il personaggio inarrestabile che conosciamo, una donna che sfoggia l'anello di fidanzamento e che ha assorbito tutte quelle aspettative che la circondano in quanto donna. Qualcosa avverrà nella sua vita, e la rimetterà sulla giusta strada, giusta non perché tutte le altre persone intorno a lei sbaglino qualcosa, ma perché è il percorso che Peggy aveva soffocato fino a quel momento, anche senza rendersene conto. Tutto l'opposto di ciò che accadrà a Agnes (una bravissima Wynn Everett).

La scrittura di Sue Chang disegna questa linea che lega le due donne protagoniste ponendo come termine di paragone il rispetto di sé, la capacità di rimanere se stesse di fronte ad un mondo che le desidera diverse. Fin da piccola Agnes è stata indirizzata, contro le sue attitudini, a mostrare un certo lato, a valorizzare il proprio aspetto esteriore contando solo su questo, solo perché la società (rappresentata ora dalla madre, ora da un produttore cinematografico) le dicevano così. Anni dopo queste due donne, una libera di mangiare senza troppa cura, sporcando di maionese dei documenti, l'altra divorata dall'interno, consumata dal potere che ha acquisito, ora che la sua bellezza inizia a tramontare.

È un legame e una riflessione che non sapevamo di voler vedere, ma che siamo contenti la serie abbia affrontato e creato. Agent Carter si conferma a livelli più che buoni anche questa settimana.

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