The Man in the High Castle: dal romanzo alla serie, l'ucronia per eccellenza

Un mondo dove la Germania ha vinto la II Guerra Mondiale in The Man in the High Castle: avviciniamoci alla serie di Amazon in arrivo il 20 novembre

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi
La premessa è una delle più agghiaccianti da immaginare: le forze dell'Asse hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale, Germania e Giappone si sono divise il mondo e tutta la Storia è andata avanti in un'altra direzione. Oggi sarebbe più considerato come un esercizio di stile, qualcosa di lontano da noi, e invece nel 1962, quando Philip K. Dick usciva con The Man in the High Castle (da noi noto come La svastica sul sole), erano passati appena 17 anni dalla fine della guerra. Il romanzo era una provocazione lanciata – forse nata per caso, tanto poco programmatico sembra lo scrittore – in un mondo che già era andato avanti con nuovi conflitti e nuovi nemici da individuare, ma era anche una riflessione sulla Storia, sulla verità, sulle contraddizioni dell'Occidente.

Non una distopia, ma un'ucronia. Forse l'ucronia per eccellenza, il what if per eccellenza, dato che nessun altro evento nella storia dell'umanità ha coinvolto così tanti individui e ha avuto un impatto così decisivo sulla direzione futura da prendere. Dick crea un romanzo corale, non offre un singolo punto di vista ma intreccia le più diverse etnie con personaggi più o meno influenti che diventano rappresentanti della cultura di appartenenza e testimoni di un nuovo imminente passaggio epocale. L'intreccio esiste, ma non è fondamentale, è solo una mano tesa che ci accompagna in un mondo che non esiste.

La serie, molto probabilmente, e già ne abbiamo avuto un assaggio dal primo episodio, avrà un'impostazione diversa rispetto al romanzo. Ci sarà più storia, più intreccio, più attenzione ai personaggi. Nel testo i toni non sono da thriller o action. Lo scrittore ci racconta che anche gli incubi a occhi aperti assumono prima o poi una loro normalità, che può essere guardata dall'esterno con una certa crudele ironia: ancora e sempre il mondo diviso in due blocchi, anche se appartenenti a due Paesi diversi, e gli Stati Uniti fermi a guardare e (proprio loro!) a farsi colonizzare culturalmente. E poi c'è la provocazione più grande di tutte, quella di un romanzo nel romanzo (che nella serie con una scelta molto intelligente è diventato un filmato) che racconta di un mondo diverso, nel quale la Germania e il Giappone hanno perso la guerra. Sul finale, non risolutivo e più simbolico che altro (anche qui probabilmente la serie andrà in un'altra direzione), non diciamo niente, tranne che apre a molte riflessioni sull'idea di verità storica.

The Man in the High Castle arriva su Amazon il prossimo 20 novembre utilizzando la stessa formula di distribuzione di Netflix, ossia con tutti gli episodi in contemporanea. Il produttore Frank Spotniz ha già confermato che amplierà – l'idea è di creare più stagioni – il contesto storico-politico immaginato dall'autore, ordinando meglio le situazioni e creando le basi per qualcosa di più grande. La sensazione è che potrebbe uscire una delle migliori nuove proposte dell'anno.

Ecco il trailer:

https://www.youtube.com/watch?v=e9LKv_r5mxU

Continua a leggere su BadTaste