Jessica Jones: 10 cose che abbiamo imparato dai primi episodi
Dopo la recensione, ecco un approfondimento, senza spoiler, sugli elementi centrali nei primi episodi di Jessica Jones
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Finora il bilancio è senza dubbio positivo. Tutto è curato, si tratta di un prodotto di qualità, che rivela il giusto e che lascia molta carne al fuoco per la seconda metà di stagione.
Le somiglianze con Daredevil
Melissa Rosenberg non è Steven DeKnight, così come Jessica Jones non è Daredevil, ma è chiaro fin dal primo istante che le due serie condividono universo e gran parte dell'approccio alla base. Chi ha amato la prima serie nata dalla collaborazione tra Marvel e Netflix cederà facilmente al fascino di questo nuovo capitolo. Ancora New York, ancora noir, ancora supereroi diversi e diversi villain rispetto a quelli che siamo abituati a vedere, meno spettacolarizzazione, atmosfere più cupe e più concretezza.
... e le differenze
D'altra parte le specificità sono necessarie. Daredevil è l'apripista, ma Jessica Jones tocca i giusti tasti dove è necessario e costruisce una propria identità. Lo stile visivo non è esattamente identico, i combattimenti sono meno coreografati e più "grezzi", come è giusto che sia, il rapporto con la città e alcuni temi cardine della prima serie rimangono dove sono, mentre questa nuova serie sceglie le proprie battaglie da combattere. Matt è motivato e lotta per ciò in cui crede, Jessica è spezzata e disillusa, e al tempo stesso ha motivazioni più personali. Da questo punto di vista è un supereroe ancora più atipico. Anzi è proprio difficile farla entrare nella categoria.
Protagonisti
Kryster Ritter è una scommessa vinta. Apparsa in Breaking Bad nei panni della sfortunata ragazza di Jesse, e protagonista di Don't Trust the B---- in Apartment 23, l'attrice interpreta il ruolo più importante della sua carriera imponendosi su un personaggio tutt'altro che scontato. C'è tutto in lei: distacco, sarcasmo, dolore, senso di giustizia, componenti che emergono con i giusti tempi nel corso di una storia che non ha mai fretta. Buono anche l'impatto con Mike Colter nei panni di Luke Cage, anche se è presto per sapere se l'attore riuscirà a reggere il peso del suo personale progetto televisivo.
... e villain
Kilgrave è una delle migliori conferme – non sorprese, dato che le buone premesse c'erano tutte – di questa prima parte di stagione. David Tennant è l'attore perfetto per il ruolo e, anche se non sappiamo molto sul suo personaggio, vediamo già un collegamento con il Kingpin di Daredevil. Nessun grandissimo piano di distruzione come quelli che vediamo di solito nei film Marvel – i cattivi spesso non sono all'altezza – ma la crudeltà per la crudeltà, il sadico piacere nel controllo del prossimo (c'è qualcosa di Loki in questo). The Purple Man è un'ottima nemesi.
Il tono dark
Dark è ormai una parolina magica che può voler dire tutto e niente. Nell'accezione in cui siamo abituati a considerarlo, soprattutto dopo la trilogia del Cavaliere Oscuro, probabilmente Daredevil era più vicino. Jessica Jones segue altre strade, ma non c'è dubbio che l'oscurità, il grigiume, i traumi e il senso di colpa siano parti fondamentali della storia.
Il noir che ritorna
Molto più marcati invece sono i riferimenti al noir. Jessica Jones è l'investigatrice scapestrata, con poca cura per se stessa e per l'ambiente che la circonda, inevitabilmente risucchiata dalle proprie indagini, con pochi conoscenti e ancora meno legami. La città non è protagonista assoluta come in Daredevil, ma è la necessaria cornice di un cupo racconto metropolitano.
I collegamenti con il Marvel Universe
Con il contagocce, e tanto basterà. Siamo dalle parti di Daredevil, che buttava qui e lì ritagli di giornale e vaghissimi riferimenti a persone straordinarie. Anzi anche meno. D'altra parte Jessica Jones, con una mossa molto intelligente, introduce il personaggio di Luke Cage ed è la degna e necessaria conferma di Daredevil. Quindi, con uno sguardo al passato e uno al futuro, ci si mantiene in equilibrio praticamente ignorando tutto il resto, e forse questa era la migliore scelta da prendere.
Femminismo
O, più che femminismo, serie al femminile. Il tocco di Melissa Rosenberg si sente anche in questo, ovviamente nel racconto di Jessica, ma anche della sua amica Trish e dell'autoritaria Jeryn (proprio per la serie è stato cambiato il sesso del personaggio). Ogni aspetto del carattere di Jessica viene inevitabilmente riletto anche alla luce del fatto che è una donna, la sua indipendenza e i suoi modi bruschi, l'indifferenza a vivere in un appartamento con la porta rotta, i traumi del suo passato.
Netflix conferma il suo stile
Gli episodi sono un'esigenza, ma il percorso è tracciato e tutto è in funzione del grande disegno e della grande storia che verrà raccontata nel lungo termine. Netflix lo ha sempre fatto e continuerà a farlo e Jessica Jones non fa eccezione. Non esiste il pilot che deve imbastire la trama e spingerci a continuare (siamo qui, sappiamo cosa stiamo vedendo) a volte non è necessario nemmeno il cliffhanger alla fine delle puntate. Il binge-watching, che sempre più diverrà la regola, trasforma tutto in un unico flusso narrativo.
Rivelare poco, rivelare il giusto
Quanto appena detto in cosa si traduce? Si traduce nel fatto che non c'è alcuna fretta nello scoprire le proprie carte. Perché non c'è bisogno di ottenere una conferma dal pubblico o dalla critica settimana dopo settimana, si può tranquillamente rimandare il flashback o il momento della rivelazione cruciale per molto tempo. Senza scendere in particolari, in questi sette episodi viene detto abbastanza sui personaggi, ma molto, moltissimo rimane nell'ombra, ed è forte l'impressione che la seconda parte di stagione possa andare a toccare dei tasti importanti, finora appena scalfiti.