The Leftovers 2x01 "Axis Mundi": la recensione

The Leftovers, la serie HBO di Damon Lindelof torna con un première straordinaria, impossibile da comprendere del tutto, ma elegante e coinvolgente

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Spoiler Alert
La première di The Leftovers è di gran lunga una delle migliori cose viste quest'anno in tv.

In più di un momento è la rappresentazione perfetta di come una storia dovrebbe essere raccontata e di come la serialità migliore dovrebbe funzionare. È sorprendente come Damon Lindelof e Tom Perrotta abbiano ripreso i fili di una vicenda così sospesa, così impalpabile e inafferrabile come quella raccontata l'anno scorso – e che giustamente ha diviso parecchio – e siano ripartiti da un altro punto di vista, limando tutti i difetti, creando il miglior episodio della serie finora. Axis Mundi è un ritorno eccezionale, coinvolgente e maturo che se verrà confermato nei prossimi episodi, possiamo sbilanciarci, proietterà The Leftovers nello stretto gruppo delle migliori serie in onda. E questo non era per niente scontato.

C'era molta curiosità verso quello che sarebbe stato il nuovo inizio di una storia che sembrava aver raccontato tutto quello che c'era da raccontare, e che lo stesso autore aveva detto di non aver previsto inizialmente. Qualunque congettura viene spazzata via dal ritorno più inaspettato di sempre. Dopo una opening diversa da quella meravigliosa dello scorso anno (ma anche questa non è male) ci ritroviamo in epoca preistorica, intorno a un fuoco, con un gruppo di persone addormentate. Una di loro, incinta, si allontana, e in questo modo si salva da una frana che uccide tutti gli altri. Poco dopo partorisce e, dopo un periodo di accudimento del figlio, muore anche lei in circostanze tragiche, mentre il piccolo viene allevato da un'altra donna. Uno stacco molto elegante ci trasporta ai giorni nostri.

Dunque... no, ci torniamo dopo. Intanto continuiamo con la trama.

Alla stessa sorgente dove la donna è morta, troviamo un gruppo di ragazze che si divertono. Ci concentriamo in particolare su una di loro, Evie Murphy, fino al suo ritorno in famiglia, e da lì partiremo in varie direzioni, seguendo il padre John, uscito di prigione dopo una condanna per tentato omicidio e ora capo dei vigili del fuoco locali, la madre Erika, un medico, e il figlio Michael, impegnato, volenteroso e credente. I Murphy sono il fulcro dell'episodio, almeno uno di loro è sempre in scena, e anche quando iniziano a tornare personaggi della precedente stagione, è sempre attraverso i loro occhi che li vediamo. Accade prima con il reverendo Jamison, e quindi con il nuovo e particolare nucleo familiare dei Garvey, che si sono trasferiti proprio nella casa accanto a quella dei Murphy. Il motivo dello spostamento è da ricercare nel fatto che Jarden, in Texas, è diventata la città del "miracolo" dopo che nessuno dei suoi abitanti è stato coinvolto nella grande sparizione di qualche anno prima.

Non è un episodio semplice da guardare, non lo è affatto. Siamo abituati, anche nel panorama più creativo degli ultimi anni di televisione, a incasellare la narrazione in schemi predefiniti, a ragionare su basi che già conosciamo, e se un mistero si pone, lo fa perché in qualche modo deve tenerci aggrappati alla storia in attesa di una risposta che prima o poi arriverà. Per questo è così difficile avere a che fare con The Leftovers, che con il suo storytelling non assomiglia a nessun'altra serie in onda. C'è una quantità mostruosa di "non detto" in questa puntata, linee sottilissime di narrazione in cui si insinuano buchi di eventi, caratterizzazioni, rapporti che non conosciamo e di cui non abbiamo la più pallida idea. È un nuovo inizio, ma non è per nulla graduale, sembra solo l'ennesima finestra sulla vita di persone che invece non conosciamo per niente.

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Axis Mundi è un episodio che trova il suo equilibrio nel caos, in un ordine che cerchiamo ad ogni minuto di afferrare senza successo. Crediamo che la storia parli di un'adolescente un po' antipatica, e invece il suo punto di vista è quello meno sfruttato. Allora forse si parla di una famiglia felice e normale e del suo rapporto con la fiumana di gente e turisti che si riversa nella città del miracolo. In parte, ma non ci siamo ancora. A ogni angolo ci sono stranezze e personaggi assurdi e impossibili da contestualizzare, ci sono svolte imprevedibili perché nessuno ci ha preparato a quello che sarebbe potuto accadere, e non c'è nulla che va come potremmo pensare.

E tutto questo ci viene presentato con un'eleganza nello stile, una naturalezza nei rapporti, che sono subito familiari e coinvolgenti, una ricchezza di particolari che hanno dell'incredibile. Una scrittura che per più di un'ora è fatta solo di sfumature e di sottintesi, come Mad Men ci ha abituato nei suoi momenti migliori, e che lascia allo spettatore il compito gravoso e difficile di decifrare, se vuole, quello che ha visto. Ammesso che ci sia qualcosa da decifrare e da capire, ammesso che ci sia un ordine da trarre da tutto questo. Perché se c'è qualcosa che la prima stagione ci ha insegnato, è che gli schemi umani non si adattano agli eventi straordinari.

E torniamo al prologo. Che siamo liberi di odiare, che possiamo trovare pretenzioso, che possiamo rigettare come tutto quello che segue. Perché probabilmente non ha senso e non vuol dire nulla, ma nel suo non avere senso in qualche modo è una linea guida su tutto ciò che avverrà dopo, un po' come lo erano gli eventi scollegati, tra destino, fede e casualità, che venivano raccontati in Two Boats and an Helicopter, forse miglior episodio del primo anno. I temi sono sempre gli stessi: perché gli innocenti vengono colpiti e i colpevoli no? Possiamo comprare la nostra salvezza? Possiamo anche solo pensare di avvicinarci alla verità e alla comprensione?

The Leftovers è una serie da guardare per scoprire dove ci porterà. E anche se non ci porterà da nessuna parte, la sensazione è che ne varrà la pena.

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