American Horror Story - Hotel 5x02 "Chutes and Ladders": la recensione

Secondo episodio nell'hotel di American Horror Story. Scopriamo qualcosa sul passato dei protagonisti e dell'albergo

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Spoiler Alert
Non è un caso se tutte le stagioni di American Horror Story prendono il nome dall'ambiente nel quale si svolgono. Semplicemente è l'unica costante di storie dove i personaggi cambiano e si aggiungono in corso d'opera, in cui un disegno comune non si vede fino alla fine – e se siamo fortunati a trovarlo – e dove ogni follia va avanti per conto suo. Alla seconda, troppo lunga comunque, puntata, Hotel ritrova quella formula irrinunciabile. Rimane ferma nello spazio, ma non nel tempo, moltiplica i personaggi, schiaccia il pedale sugli eccessi. Non convince fino in fondo, ma funziona.Quasi settanta minuti per un episodio di questo tipo, e per una serie che nel lungo periodo fatica tanto, sono decisamente troppi

Il titolo dell'episodio, Chutes and Ladders, fa riferimento ad un popolare gioco da tavolo, molto simile al gioco dell'oca. Completamente determinato dal caso, vede i giocatori salire e altrettanto vertiginosamente precipitare indietro. Tra passaggi segreti, ascensori che portano ad inizio secolo, personaggi che si elevano fino all'immortalità e altri che cadono, è facile vedere più di un riferimento agli eventi dell'episodio. Che sono comunque troppi e troppo dispersivi. Per fortuna in conclusione ci mette una pezza un lungo e bel flashback sul creatore dell'hotel James March (Evan Peters), ma quasi settanta minuti per un episodio di questo tipo, e per una serie che nel lungo periodo fatica tanto, sono decisamente troppi.

Il March in questione, personaggio ispirato alle fattezze di William Powell e alle uccisioni di H.H. Holmes, che prima vediamo introdotto in uno strano e paradossale incontro con il drogato Tristan Duffy (Finn Wittrock), e che poi ritroviamo in un lungo flashback in bianco e nero narrato da Iris (Kathy Bates), è un personaggio sorprendente. Malsano ed eccessivo fino a suscitare una risata, lui e il suo albergo degli orrori costruito per dare sfogo alla sua necessità di uccidere con la complicità di una moglie che non vediamo (ma che dovrebbe essere Elizabeth) e soprattutto di una spassosa lavandaia che vive solo per smacchiare le lenzuola sporche di sangue. È un segmento malato e divertente a modo suo – spaventoso no, American Horror Story non lo è mai – e dona a Evan Peters il miglior personaggio dai tempi di Murder House.

Nel presente tutto è preparazione per ciò che arriverà. Lady Gaga – è difficilissimo separare la star dal personaggio che interpreta – trasforma Tristan in un vampiro, gli spiega quali sono le differenze più o meno sensate con il classico mostro dell'orrore, scatena la gelosia di Donovan. John, sempre più confuso, si aggira per l'albergo in cerca di soluzioni. Ma sarà più fortunata, anche se dipende dai punti di vista, sua figlia Scarlett, che ritrova il fratello perduto. Il personaggio di Sally rimane molto affascinante e difficile da inquadrare, in attesa di scoprire qualcosa di più di lei. Tutto questo e molto di più in un episodio dove vediamo una Naomi Campbell mai così autoironica e dove Lady Gaga ha una scena ambientata negli anni '70 dove appare su un cavallo in una sorta di autocelebrazione da Lady Godiva tra droga, neon e vampirismo. Così, per restare sul leggero.

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