Wet Hot American Summer - First Day of Camp: la recensione

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Come buona parte dei cult là fuori, anche Wet Hot American Summer, il film del 2001, lo è per motivi che non c'entrano niente con la sua riuscita o i suoi valori tecnici o la sua bellezza in senso stretto. Anzi, e qui fischieranno le orecchie ai moltissimi fan della pellicola negli Stati Uniti (qui da noi è praticamente sconosciuta), non si trattava esattamente di un bel film. Era sgraziato e sconclusionato, era una parodia troppo simile ai film che cercava di imitare, dai quali si distingueva solo per dei momenti surreali che comunque erano troppo pochi per poter giustificare il tono e quindi finivano per essere fuoriposto, era un collante di gag slegate tra loro, molte delle quali non andavano a segno.

Eppure è un cult, e questa voglia di riscoperta è nettamente più forte oggi che all'epoca, dato che buona parte del cast è composta da volti oggi riconoscibili e fa un certo effetto vederli quindici anni fa nei panni di un gruppo di animatori in un campo estivo. Oggi quel gruppo di comedian d'assalto e attori di primo livello è tornato a riunirsi per partecipare al prequel in otto episodi del film e nel farlo ha non solo raddoppiato, ma quasi triplicato la sfida, scommettendo su tutte le caratteristiche del lungometraggio e alzando notevolmente il tiro. Scommessa vinta. Netflix non sbaglia un colpo, e lo dimostra ancora una volta in Wet Hot American Summer: First Day of Camp.

Il film originale era ambientato nel 1981 e raccontava l'ultima giornata del campo estivo Firewood. In un clima da ritorno alla normalità si incrociavano le storie, più o meno assurde, di una serie di personaggi stravaganti. Quello che cerca di farsi notare dalla ragazza che gli piace quando lei ovviamente ha occhi solo per il tamarro che la tratta malissimo, quello che recita la parte dell'uomo vissuto, ma che vorrebbe solo perdere la verginità, e poi cuochi pazzi, astrofisici falliti e tante altre storie. Come dice il titolo della serie, la comedy, che si svolge invece interamente tre mesi prima, racconta il primo giorno di quel campo estivo. Notare l'assurdità – assolutamente voluta e cercata – di realizzare dopo quindici anni un prequel con gli attori ultraquarantenni che devono interpretare dei quasi adolescenti.

Questa incredibile autoconsapevolezza, che in più di un momento sfiora la rottura della quarta parete, è una componente fondamentale della serie e della sua riuscita. Nessuno ce lo dirà mai, ma la serie sa che noi sappiamo cosa stiamo guardando, e vuole divertirsi con noi. C'è un personaggio che appare in modo completamente diverso rispetto al film, e noi che aspettiamo di vedere il motivo della trasformazione, ci sono new entry di cui naturalmente bisogna giustificare l'uscita di scena, e questa avviene sempre nei modi più folli e inaspettati, c'è Amy Poehler che ad un certo punto dichiara, come se ce lo fossimo dimenticati, che ha sedici anni. E poi c'è il gioco dei cameo e dell'allargamento del cast, che è qualcosa di esilarante e impressionante al tempo stesso.

Un po' di nomi: Amy Poehler, Paul Rudd, Bradley Cooper, Elizabeth Banks, Christopher Meloni, Jeanine Garofalo. Ai quali si aggiungono Jon Hamm (che dopo l'apparizione sempre su Netflix in Unbreakable Kimmy Schmidt si è affezionato a questi personaggi surreali), John Slattery, Michael Cera, Chris Pine, Weird Al Yankovic, Kristen Wiig, Josh Charles, Jason Schwartzman. E poi lo stesso regista del film David Wain che torna per una parte, attori che interpretano più ruoli (e che ruoli!), una decina di sottotrame, scontri tra campi estivi, barattoli parlanti, complotti governativi e cospirazioni. Tutto in otto episodi, tutto in una giornata.

Quindi più attori, quindi regia e scrittura più curate, quindi – ed è qui che il giudizio diventa davvero positivo – piede schiacciato sull'acceleratore della follia. Gli sporadici momenti surreali della pellicola qui sono la costante, non siamo al livello del cinema ZAZ, ma il tono è costantemente sopra le righe, fin dalle premesse della serie. Ancora una volta, come Netflix ci ha abituato da tempo, il rilascio in contemporanea degli episodi non è solo un mezzo: il binge watching è inevitabile, ed è quasi parte integrante di una storia che è continua e quasi sempre finisce con un – chiamarlo cliffhanger sembra eccessivo – momento in sospeso. In questo momento Netflix è sotto ogni punto di vista il network più interessante e vivo in circolazione.

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