The Jinx - The Life and Deaths of Robert Durst: la recensione

La recensione di The Jinx - The Life and Deaths of Robert Durst, lo splendido docudrama della HBO che ricostruisce una vicenda sconvolgente

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Le sequenze conclusive di questa serie potrebbero essere considerate, senza timore di esagerare, come una delle esperienze più straordinarie regalateci dagli ultimi anni di televisione. In quei pochi istanti The Jinx - The Life and Deaths of Robert Durst condensa un sistema di emozioni, vissuto umano, ricostruzione storica e arte del racconto che ha la potenza della realtà accarezzata dalla bellezza del linguaggio audiovisivo. Una lezione documentaristica prima di tutto, che Andrew Jarecki, regista, produttore e scrittore, affronta nel docudrama HBO con rigore giornalistico e controllo da autore. In bilico tra meraviglia e orrore uno spaccato di cronaca nera lungo una vita intera, tra luci e ombre, sul quale è indispensabile conoscere il meno possibile prima di addentrarsi nella visione.

Un intreccio non lineare ci catapulta nel settembre del 2001. Parti di un cadavere smembrato riemergono nella baia di Galveston, in Texas. Scatta l'indagine, da cui si risale all'identità e al domicilio della vittima, un certo Morris Black, e quindi al nome di una vicina di casa muta che non è quel che sembra e che si rivela essere il tutt'altro che sconosciuto Robert Durst, membro di una facoltosa famiglia di costruttori edili. Caccia all'uomo e processo, il tutto all'ombra costante di un'intervista rilasciata e fortemente voluta dallo stesso Durst al regista Andrew Jarecki nel 2010. La scelta del regista/intervistatore non è casuale per Durst; Jarecki aveva infatti raccontato una parte fondamentale della sua esistenza nel film All Good Things con Kirsten Dunst e Ryan Gosling. Durst l'aveva quindi contattato per poter raccontare la sua versione dei fatti, lui che non aveva mai concesso interviste prima.

Tanto andava detto, ma assolutamente nulla di più. Nel seguire gli episodi e i filmati di repertorio in esso contenuti appare chiaro che la vicenda ha avuto un'eco notevole negli States e quindi la serie si indirizza ad un pubblico che, anche per sentito dire, ne conosce i contorni. Qui da noi il discorso è diverso, e questo ci permette di avvicinarci alla storia con un approccio ancora più ingenuo, inconsapevole e di stupore. Le svolte e le sorprese non hanno nulla da invidiare alla composizione di un classico thriller, e traggono una forza che è impossibile ricostruire sul set dal fatto di essere capitoli di una storia reale.

Come nel documentario premio Oscar Searching for Sugar Man, ancora una volta un intreccio non lineare disegna, manovrando con mano invisibile i fili della trama, facendo dello storytelling un'arte, una storia che non viene tanto spiegata quanto raccontata. La forma dell'inchiesta lascia spazio allo stupore di un romanzo per immagini che è vivo e vero quanto le emozioni che regala. Qualcuno ha criticato la composizione ibrida tra giornalismo e vicenda romanzata, come se fosse più semplice organizzare i fatti piuttosto che limitarsi alla loro esposizione. Jarecki non sbatte il mostro in prima pagina, ritaglia il giusto spazio a dubbi e considerazioni, concede una giusta ed equilibrata finestra temporale a tutti i protagonisti in gioco. In un certo senso è affascinato da Robert Durst, che è e rimane il fulcro della vicenda, raccontato senza filtri, con le sue alzate di spalle, il suo sbattere gli occhi, il suo aspetto "da bibliotecario".

Ad un certo punto della serie verrà fuori un dibattito sul senso della verità. Ecco, Jarecki non mente mai, può limitarsi ad anticipare o ritardare alcune rivelazioni, può sottolineare o lasciare zone d'ombra, ma il campo da gioco è quello consentito dai fatti, dalle dichiarazioni e dagli atti. Si limita, per così dire, a imbrigliare la sequenza dei fatti, a puntellare la vicenda di trovate registiche, a progressioni nelle tracce musicali che accentuano la tensione, oltre naturalmente ad un vero e proprio labor limae in sala di montaggio. Risultato è una vicenda innanzitutto aderente ai fatti, ma anche tremendamente appassionante, che scavalca la sete di morbosità che spesso accompagna queste ricostruzioni per andare a servire qualcosa che ha la forza delle grandi, terribili storie.

Se siete incuriositi da questa storia "stranger than fiction" non cercate nulla in rete, non informatevi, nemmeno a grandi linee, su ciò che è accaduto. Lanciatevi semplicemente nella visione di questi sei episodi. Allora forse, arrivati alle battute finali, un brivido vi correrà lungo la schiena.

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