Game of Thrones 5x01 "The Wars to Come": la recensione
Ritorna con la quinta stagione, e un episodio largamente introduttivo, Game of Thrones
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Il sipario si alza su una giovane fanciulla che, come i suoi futuri tre figli, indossa "una corona d'oro" (ha i capelli biondi) e si reca da una veggente per conoscere il proprio futuro. È l'atteso flashback su Cersei, che già ce la mostra come una donna altezzosa, cresciuta all'ingombrante ombra del padre, ansiosa di raggiungere la grandezza. Ma è una sequenza che ci dice anche qualcosa di più: la veggente – a quanto pare non una ciarlatana, ma una vera sensitiva – avverte la giovane sull'incerto futuro dei suoi figli e su una regina, più giovane e bella, che la rimpiazzerà. Torniamo al presente, e in un'occhiata che si scambiano Cersei e Margaery troviamo una giustificazione per il sospetto e l'odio che la regina madre ha sempre provato per la Tyrell promessa a Tommen. Eppure noi sappiamo – o almeno possiamo sospettare – che l'avvertimento della veggente non si riferiva a Margaery, ma ad un'altra regina, che al momento si trova lontanissima da Westeros.
Per lei si prospetta un momento molto difficile, ma l'aiuto potrebbe giungere dalla fonte più inaspettata.
Per la prima volta dall'inizio della storia, Varys alza la cortina di mistero che lo avvolge, e svela i propri obiettivi: lavora per la restaurazione dei Targaryen, si è sempre tenuto in contatto con Illyrio – che non vedremo nella première – e vuole convincere Tyrion ad unirsi alla causa. Il titolo dell'episodio, "The Wars to Come", sembra riferirsi in parte anche allo scontro che prima o poi Daenerys dovrà affrontare. Il folletto non ha nessun pensiero per Shae, e quei pochi nei confronti del padre ucciso non sembrano essere di rimorso, quanto di vergogna per la situazione senza sbocchi nella quale si trova ora. Tyrion è un personaggio svuotato e distrutto, e solo una nuova ragion d'essere potrebbe tenerlo in vita. D'altra parte per lui ad ovest non c'è più nulla.
Di fronte al cadavere di Tywin, Cersei infatti non esita a ricordare il suo odio per il fratello. Jaime annuisce, non può fare altro, lui che si è rivelato complice della fuga e che in questa première si limita a vivere della luce riflessa della sorella. Nelle fila dei Lannister intanto rivediamo il vecchio cugino Lancel – il figlio dello zio Kevan, Cersei era stata anche con lui – entrato nel culto religioso degli "sparvieri", irriconoscibile nell'aspetto e nell'atteggiamento. Poco da dire su Sansa e Petyr, così come su Brienne e Podrick, che nell'inconsapevolezza reciproca si sfiorano sul cammino vicino alla Valle.
Classica première di Game of Thrones nel tradizionale stile della serie. Grandi setting, valori produttivi che crescono di anno in anno per una serie che, almeno sotto questo punto di vista se non per altri, ha già segnato la storia della televisione. E in tutto questo schegge dagli ultimi romanzi della saga, ultime pagine strappate alla storia scritta prima che Benioff e Weiss proseguano tracciando da soli il loro cammino. Sarà un altro Game of Thrones, e non è detto che sia peggiore del primo. Anzi, i segnali sembrano puntare in direzione opposta.