Agent Carter 1x06 "A Sin to Err": la recensione
Ci avviciniamo al finale di stagione di Agent Carter: la storia fa un deciso passo in avanti
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È una puntata che per tutta la sua durata non fa che portare allo scoperto le molte tensioni disseminate negli ultimi episodi. Il doppiogioco di Dottie, l'interrogatorio del dottor Ivchenko dopo il recupero in Russia, l'indagine di Sousa, che cerca e trova nuove conferme ai suoi sospetti su Peggy Carter. Stranamente è su questi personaggi di contorno, spinti in avanti parallelamente e in qualche modo pronti a scontrarsi nel climax finale della puntata, che la scrittura di Lindsey Allen lavora. Peggy e Jarvis sono presenti, ma il focus è lontano da loro, e forte è la sensazione che la loro ricerca di una possibile spia infiltrata tra le conquiste amorose di Howard Stark sia un riempitivo, per quanto divertente.
A posteriori Peggy rimane il centro di tutto, il punto di riferimento delle relazioni tra i personaggi. È lei a prendersi l'attenzione che merita nell'ultimo quarto d'ora dell'episodio, a mostrarsi molto più capace sul campo rispetto ai suoi colleghi (forse anche oltre quanto sarebbe comprensibile, ma non cerchiamo il realismo). La nemesi trova un vero senso solo nell'atteso scontro con la protagonista, e così gli spostamenti di Sousa e Thompson, e anche Jarvis, che in questa serie è la spalla per eccellenza (sua la frase migliore dell'episodio, un accenno a Ginger Rogers che non può non far sorridere). Si può divagare, oscillare tra Stati Uniti e Russia, tra fumetto e spy-story, ma il punto cardine rimane sempre quello ben individuato dal titolo della serie. E Hayley Atwell continua a fare un lavoro egregio.