Homeland 4x06 "From A to B and Back Again": la recensione

Colpi di scena e svolte inaspettate, a metà della quarta stagione di Homeland

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Spoiler Alert
From A to B and Back Again. Quindi arrivare ad un punto di svolta e veder crollare tutto nel modo più inatteso, solo per ritornare ad una partenza che però non sarà mai più la stessa. L'ultimo episodio di Homeland, che tra l'altro segna anche la metà di questa quarta stagione, è ben lontano dalla perfezione. Sì, gli ultimi dieci minuti sono un concentrato di tensione, ritmo, sorprese e svolte angoscianti, ma c'è anche tanta improbabilità sparsa qua e là – tutta la storia del marito dell'ambasciatrice – e in generale la sensazione che certi eventi siano stati dirottati con troppa forza dalla scrittura verso lo sconcerto. Un episodio che può piacere alla follia o si può odiare, ma che non lascia indifferenti.

La fermezza e la disinvoltura con la quale Carrie ha approfittato dell'ingenuo Ayaan nelle scorse puntate, costruendo una relazione tutta giocata sull'inganno, un do ut des del quale il ragazzo non era consapevole, si scontra con la realtà dei fatti. Il giovane viene messo in fuga da un tentativo di rapimento – che è facile scoprire per la farsa che è – architettato da Carrie per invogliarlo ad entrare in contatto con lo zio Haqqani. Dopo un estenuante e pericoloso viaggio, nel corso del quale verrà sempre monitorato dai droni della CIA, e quindi da Carrie e Quinn in sala operativa, il ragazzo giunge infine incontro allo zio. E alla sua fine.

Che si manifesta quasi indirettamente nel momento in cui dalla macchina dei terroristi vediamo scendere anche Saul. L'ex direttore della CIA, indifeso e immobilizzato, diventa pedina nelle mani dei giochi di potere e autorità a distanza fra Haqqani e Carrie. Convinto della propria intoccabilità, l'uomo fredda il nipote sul posto. Quinn interpreta il pensiero comune che aleggia nell'aria esclamando "holy fuck!", mentre Carrie, che da parte sua alla fine una certa simpatia per il ragazzo l'aveva sviluppata, si lascia andare agli squilibri frenati a stento nelle ultime settimane, ordinando di bombardare il posto.

E qui francamente ognuno dovrebbe tirare le proprie conclusioni alle domande che il momento pone. È una scelta giusta quella di Carrie? È compatibile con le azioni della CIA? Sembrerebbe di no, dato che Quinn non solo blocca l'ordine, ma anche i sottoposti sono pronti a disobbedire alla "drone queen". Forse Saul avrebbe agito diversamente? In un altro momento il sacrificio di un americano – Homeland non si è mai fatto troppi scrupoli – sarebbe stato accettabile per la scrittura della serie? Sta di fatto che si tratta di un momento carico di tensione, a modo suo sorprendente, che permette alla serie un salto necessario, che costruisce gli eventi che probabilmente vedremo nella seconda parte di stagione e che dona nuove e più forti motivazioni ai protagonisti.

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