Gotham 1x04 "Arkham": la recensione
Quarto episodio per Gotham: un nuovo killer e un nuovo caso da risolvere
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Al quarto episodio la serie di Bruno Heller lavora per macroconcetti, granitici e statici, che si impongono in scena come i grattacieli della città. La corruzione è ovunque, nessuno si può salvare, "there's a war coming" e via di seguito. Ma, esattamente come nella pur non brillante regia della serie, i palazzi sono il contorno, il collante che tiene uniti i momenti, ma non possono essere i protagonisti della vicenda. Ci vuole qualcosa di più tangibile, di meno astratto e meno dipendente dai dialoghi altisonanti e solenni tra i caratteri in scena. E quel qualcosa fatica ad arrivare. Ancora un caso della settimana, il migliore visto finora, ma "Arkham" non basta a risollevare la serie.
Oswald rimane il carattere su cui puntare, quello capace di catalizzare l'attenzione su di sé in ogni momento in cui si trova in scena. Robin Lord Taylor è riuscito a trovare un certo bilanciamento tra realismo del personaggio e caricatura di sé – cosa in cui Jada Pinkett Smith ancora fatica – e il suo percorso, per quanto un po' troppo lineare e semplice, funziona. Per il resto, in un episodio in cui ancora, e a questo punto è quasi impossibile immaginarli in contesti diversi, Bruce, Barbara e Fish non si schiodano dal loro "habitat naturale", e il premio come storyline meno interessante va alla selezione di giovani donne nel locale di quest'ultima. Barbara perde quindi il primato dell'inutilità, finora saldamente nelle sue mani, grazie ad una confessione a Gordon su un tema del quale non ci interessa molto, ma che almeno smuove il rapporto tra i due.