Utopia 2x01/2x02: la recensione della doppia première

Utopia ritorna con un doppio appuntamento che spazza via i dubbi sulla seconda stagione

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Doveva essere spiazzante, e lo è stato. A meno di non essere informati fin da principio sulla particolare direzione presa dalla season premiere di Utopia, la sorpresa non può che essere enorme di fronte a ciò che Dennis Kelly ha riservato ai suoi spettatori, ansiosi di conoscere l'evoluzione della storia in questa seconda stagione. Senza fare spoiler, si tratta di un debutto stagionale che quasi assume i contorni di un nuovo pilot, idea confermata anche dal secondo episodio della stagione, trasmesso il giorno dopo. Utopia riprende a riafferma con forza la sua natura di thriller cospirativo, sempre più agganciato alla realtà storica dei fatti, costruendo una piccola, ma interessante mitologia interna, riprendendo in mano le fila del discorso e le vite dei protagonisti.

In una stagione così breve due episodi rappresentano già un'enormità sul discorso complessivo. Lo show di Channel 4 li sfrutta dividendo nettamente l'approccio non solo narrativo, ma anche visivo, alla storia. Cambia il formato, cambiano i protagonisti, cambia il contesto, ma ciò che rimane è la visione chiara del creatore sulla propria storia, uno stile costruito in pochi episodi e confermato, personaggi – ovviamente Jessica Hyde – che si fanno ricordare. Per tutti coloro che l'aspettavano con ansia, ma che al tempo stesso temevano di veder rovinato il lavoro fatto lo scorso anno, Utopia risponde con forza, rassicurandoci sull'immediato futuro.

D'ora in avanti spoiler sulle due puntate

In Utopia le piazze italiane degli anni '70 sono terreno d'incontro fra finzione e realtà, tra pura invenzione e schiacciante cronaca. Gli annunci della morte di Aldo Moro scivolano lungo i mesi e arrivano fino alla notte in cui a Roma, nella sua macchina, venne ucciso il giornalista Mino Pecorelli. Sul sedile davanti una pagina oscura della storia italiana, sul sedile posteriore il giovane Philip Carvel (Tom Burke), autore del manoscritto e padre di Jessica, che viene minacciato da un'altrettanto giovane Milner (Rosie Leslie, Ygritte di Game of Thrones). Questo è lo sconcertante prologo della seconda stagione. Seguirà un lunghissimo passo ancora più indietro, nelle radici di un complotto che si estende dall'Italia all'Inghilterra agli Stati Uniti. D'altra parte, in questo intreccio in cui non tutto è di immediata comprensione, il punto di vista non è quello di un semplice sguardo generale a "come tutto ebbe inizio".

Vero protagonista sarà Philip, tutt'altro che un personaggio positivo, e il suo percorso autodistruttivo che lo porterà a perdere dignità, famiglia e infine la sua stessa vita. Ne pagheranno le conseguenze la moglie e i figli. Si allarga la prospettiva sul personaggio di Arby, il killer psicotico che si scopriva essere fratello di Jessica. A lui appartengono le scene più disturbanti viste in questi due episodi (tra l'altro si è fatto un grande lavoro per ottenere certe reazioni dal piccolo attore). Dal punto di vista della violenza, Utopia non solo non arretra, ma alza il tiro, e se in certi momenti il tono "fumettoso" e splatter smorza la vista del sangue, in altri è difficile non voltare lo sguardo. Un primo episodio quindi spiazzante, coraggioso, difficile, ma anche creativo nel suo essere presentato interamente in 4:3 (e se consideriamo il formato normale della serie si tratta di una scelta ancora più radicale). Una colonna sonora adeguata all'epoca di ambientazione completa il quadro sull'enorme lavoro mobilitato per realizzare questo episodio.

Dopo un nuovo esordio così folgorante, riprendere a macinare ritmo nel secondo episodio stagionale – praticamente la vera premiere – è più difficile del previsto. Tranne per una parentesi action riservata al finale, la maggior parte della puntata viene spesa, necessariamente e  inevitabilmente, nel focalizzarsi sui personaggi che avevamo lasciato. Becky (Alexandra Roach),  Ian (Nathan Stewart-Jarrett), Wilson (Adeel Akhtar) e Grant (Oliver Woollford), più sconfitti di come dovrebbero sentirsi, quasi spiazzati nell'impossibilità di riprendere le loro vite normalmente, non sempre interessanti quanto vorremmo. Le loro strade, quasi tutte, culmineranno in un finale violento da cui, già dal prossimo episodio, emergeranno per un nuovo compito. Jessica Hyde (Fiona O'Shaughnessy) tiene ovviamente banco con il suo personaggio, sempre freddissimo, ma più umanizzato dal flashback della puntata precedente. A lei i momenti migliori della puntata.

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