Penny Dreadful 1x03 "Resurrection": la recensione
Terzo episodio di Penny Dreadful, nel quale conosciamo meglio "La Creatura"
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Nelle prime tre puntate di Penny Dreadful la forma ha prevalso nettamente sul soggetto. Un po' perché di rielaborazioni dei miti della letteratura gotica ne abbiamo avute oltre il necessario, un po' perché la serie di John Logan ancora procede nelle rivelazioni con il contagocce, il nostro sguardo è spesso rapito dalle inquadrature, dalla fotografia, dalle particolari connotazioni dei protagonisti. Insomma, il "come" che prevale sul "cosa". Penny Dreadful affascina e intrattiene con un gioco di rimandi in cui il gioco alla scoperta della citazione è più stimolante rispetto al livello solitamente offerto, e continua ad essere una delle migliori novità della stagione.
Dopo la morte improvvisa di Proteo la vicenda dello scienziato si riallinea al soggetto del romanzo originale. Frankenstein teme la sua creatura, la abbandona, la scaccia costringendola prima alla fuga e poi alla vendetta. I connotati religiosi della vicenda, che erano presenti anche nel romanzo della Shelley, ritornano ancora e ancora. È la creatura che viene abbandonata dal creatore, egoista e crudele, che vaga di sofferenza in sofferenza fino a ritornare con rabbia e con desiderio alla sua origine, per chiedere qualcosa per placare la sofferenza del vivere. La vicenda di Caliban è affascinante, ben raccontata, quasi immortale nella sua universalità, un lungo flashback che non interrompe la tensione, ma anzi che vi entra la furia di una lama che affonda in un pezzo di carne morta. La Creatura riceve un nome e assume un ruolo dietro le quinte di un teatro dove si rappresentano i penny dreadful più noti. Nell'occasione vediamo una riduzione di Sweeney Todd. Avevamo sottolineato in tempi non sospetti questa curiosità, ma la ripetiamo: John Logan, autore della serie, era anche lo sceneggiatore del Sweeney Todd di Tim Burton.
Il resto dell'episodio inevitabilmente s'inchina a questa storyline, anche se nel finale trovano spazio anche gli altri protagonisti, impegnati nella prima vera "missione" collettiva. Ecco quindi il filone principale della trama, quello vampiresco, che ritorna senza eccessi e sempre con il freno a mano tirato. Penny Dreaful concede moltissimo sotto il profilo dell'immagine, ma poco dal punto di vista degli eventi. Si parla di una minaccia oscura, di un padrone che forse controlla gli animali (i ragni del primo episodio, i lupi di quest'ultimo), ma anche ancora non ha un nome. E non è tanto la sorpresa allora, dato che è palese chi si nasconda dietro le sventure di Mina Murray e Jonathan Harker, quanto la costruzione della tensione, la necessità di venire incontro allo spettatore e alle sue conoscenze offrendo qualcos'altro. Ecco quindi, tornando all'inizio, come la forma prende sempre più il controllo sull'oggetto.
Sono questi i due lati della medaglia. Da un lato una serie formalmente impeccabile, affascinante, ben interpretata, alta nei riferimenti, dall'altro lato una vicenda che viaggia costantemente su questa superficie perfetta e levigata, su una mitologia interna rischiosa che ormai ha inglobato anche pericolosi rimandi all'antico Egitto. Finora si è riusciti a non cedere e a mantenere un ottimo equilibrio tra tutte le componenti. Speriamo che continui.