Silicon Valley 1x01 "Minimum Viable Product": la recensione

La recensione di Silicon Valley: la nuova comedy in onda sulla HBO

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"We can be the Vikings of our day"

A pronunciare queste parole è Richard Hendrix (Thomas Middleditch), un giovane sviluppatore che, un po' per caso, un po' per inventiva, riesce a creare un algoritmo che, al di là delle sue applicazioni immediate, potrebbe essere sfruttato in modi rivoluzionari. È il miraggio della ricchezza e della notorietà che improvvisamente si manifesta di fronte ai suoi occhi di giovane sognatore della Silicon Valley, cresciuto all'ombra del mito di Steve Jobs e maturato sull'onda lunga di quella "rivincita dei nerd" che negli ultimi 15 anni la storia, e quindi anche il mondo della serialità, ci stanno raccontando. Di fronte al piccolo nerd si pone quindi un dilemma amletico: accettare una grande offerta per vendere la propria idea e autoescludersi dallo sviluppo, oppure optare per un minore guadagno immediato, ma rimanendo proprietario della creazione.

E su questa scelta prende il via e si sviluppa il pilot di Silicon Valley, comedy ideata e diretta da Mike Judge e trasmessa – per i consueti otto episodi che il network riserva a questo tipo di progetti – dalla HBO. Il primo elemento che salta all'occhio è il carattere di rottura dello show rispetto alle solite comedy del network. Che poi comedy non sono, e vengono definite così solo per maggior chiarezza e anche in relazione alla loro breve durata rispetto ai drama normali. Enlightened, Girls, lo stesso Looking terminato poche settimane fa hanno una confezione (in primo luogo tecnica, basti pensare alla fotografia) che le distanzia dai prodotti dei canali broadcast. Risate a denti stretti quando va bene, ma nulla più di questo, per dei prodotti che sarebbe meglio definire dramedy. Insieme a Veep, sempre trasmesso dalla HBO, Silicon Valley si avvicina invece ad un modello più classico: una comedy single-camera, che punta evidentemente sulla risata, che gioca su caratteri e dialoghi sopra le righe.

Ci riesce? In realtà, ma ovviamente questo è più che mai soggettivo, il pilot parte lentamente, le risate sono poche, lo spaesamento del gruppo di amici, che vive a casa di Erlich (T.J. Miller, miglior personaggio dell'episodio), è anche il nostro. Ma qualcosa migliora nel corso della puntata. Minimun Viable Product, questo il titolo, è un episodio in crescita, che decolla definitivamente una volta che il protagonista riesce ad uscire dall'incubatrice di idee nella quale è affogato insieme ai suoi colleghi, e si trova di fronte alla scelta che dicevamo all'inizio. Un dilemma che da un lato è lontanissimo dalla nostra concreta esperienza, ma che dall'altro lato riesce comunque a intrigarci, a coinvolgerci, e a farci chiedere cosa avremmo fatto al posto del protagonista.

Al suo fianco gli amici, i colleghi, i fidati collaboratori, quelli che, in un momento sopra le righe come quelli che si diceva prima, vengono visti come lo stereotipo ambulante dei gruppi (rigorosamente da cinque!) di sviluppatori. E in effetti mezz'ora è poco per farli uscire dai cliché nei quali sono intrappolati, ma naturalmente ci sarà tempo per questo. Molti i riferimenti specifici al contesto, frutto anche della esperienza personale dell'autore nella Silicon Valley alla fine degli anni '80, e un linguaggio a volte specifico che in prospettiva potrebbe rendere la serie più nerd della comicità ormai sempre più "alla portata di tutti" di The Big Bang Theory.

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