From Dusk till Dawn: The Series 1x01 "Pilot": la recensione

La recensione del pilot di From Dusk till Dawn, diretto da Robert Rodriguez

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Per lanciare il nuovo network El Rey, nella cui gestione è attivamente coinvolto, Robert Rodriguez si è messo in prima linea e dietro la macchina da presa, ripescando uno dei suoi cult movie più noti e adattandone la vicenda ai più dilatati tempi televisivi. Risultato è From Dusk Till Dawn: The Series o più semplicemente, come lo chiameranno tutti gli spettatori italiani, Dal tramonto all'alba. Interrogato circa l'opportunità di dilungare/estendere/stiracchiare il film originale per trarne una serie tv, Rodriguez ha ribattuto che "se il film era un racconto, la serie tv è un romanzo". Almeno da questo punto di vista, non gli si può dare certo torto. A conti fatti, questo primo episodio rappresenta una semplice versione allungata della sequenza iniziale del film. Il processo di "integrazione" può essere definito riuscito, il pilot ha un buon ritmo e dei bei momenti, ma non si lascia alle spalle tutti i dubbi per l'operazione.

Poche sorprese per quanti abbiano visto il film (che negli anni ha avuto anche due sequel diretti da altri registi), per tutti gli altri basti sapere che l'incipit della storia vede due fratelli, Richie e Seth Gecko, in fuga dalla giustizia verso il Messico. Il film originale era un delirante miscuglio di violenza, orrore, danze sensuali, momenti surreali, frutto della fantasia da sceneggiatore di Quentin Tarantino, che interpretava anche uno dei due fratelli (l'altro era George Clooney), e della regia dinamica di Rodriguez. Un B movie di serie A. Nel riproporre solo il momento iniziale della storia, questo primo episodio rinuncia inevitabilmente ad un carico di eventi, situazioni, svolte, che nel film originale erano il nucleo originale e più profondo, quello che aveva la sua forza proprio nel modo inaspettato con cui irrompeva sulla scena.

Al di là dello status di cult dato da interpretazioni, personaggi, situazioni originali, la forza del film del 1996 risiedeva infatti nel modo in cui Tarantino ribaltava vorticosamente la tipica struttura della sceneggiatura, spezzando in due segmenti la storia, collocando "l'evento problematico" esattamente a metà. E questo "coraggio" nella scrittura tanto apprezzabile in quel film, sembra quasi venir meno in questi primi quaranta minuti, con una storia che, per vari momenti, riferimenti, punti di vista, sembra voler precipitare in avanti. Ecco quindi un incipit completamente svincolato dal resto dell'episodio, un porre l'accento sulle allucinazioni (?) di Richie, un deciso riferimento sulla natura delle visioni dell'uomo fatto dal trafficante Carlos.

Ma il pilot porta pur sempre la firma di Rodriguez, e si vede. Il ritmo funziona, il costringersi a girare praticamente solo nello spazio angusto di un rifornimento viene sfruttato al meglio, e per quaranta minuti, complici i molti momenti di violenza e le fughe sistematiche dal luogo tramite un flashback o una telefonata, il ritmo non cala. L'ombra dei due attori originali sulle interpretazioni di D. J. CotronaZane Holtz è evidente, e in qualche momento sembra che i due si siano ispirati proprio alle performance di Clooney e Tarantino. Inevitabile poi la necessità di allargare la narrazione includendo nuovi personaggi, motivazioni e storyline. Entrano nella mischia la figura dello sceriffo Freddie Gonzales, che deve vendicare il partner Earl (apparizione fugace ma gradita di Don Johnson), e il boss della droga Carlos.

La domanda fondamentale che forse occorre porsi a questo punto è: perché chi non ha visto il film dovrebbe recuperare una versione dilungata su dieci episodi, e perché, viceversa, chi già conosce la storia e il film dovrebbe perdere tempo qui invece di lanciarsi eventualmente in un rewatch? Forse la serie risponderà offrendo qualcos'altro, ma per ora la domanda rimane.

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