Agents of S.H.I.E.L.D. 1x10 "The Bridge" (midseason finale): recensione

Primo bilancio sulla serie dell'universo Marvel: promossa ma con qualche riserva

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Dato che le "fasi" sono così importanti nell'universo multimediale Marvel, diciamo che l'ultimo episodio andato in onda, oltre ad essere il midseason finale, conclude la prima fase dell'avventura televisiva dello show ideato da Joss Whedon. Nel corso delle prime nove puntate la serie ha portato avanti quella struttura da procedurale che era facilmente intuibile già dal pilot. Lo ha fatto spaziando da un personaggio all'altro, con meccanica precisione, quella tipica di show d'altri tempi, incentrati sul singolo protagonista e sul suo dilemma settimanale, ovviamente rileggendo il tutto con un approccio più moderno, nel quale i drammi non si risolvono, ma si scoprono e basta. In cui tutto viene coltivato, raccontanto pezzetto dopo pezzetto, e più che al risolvimento di un trauma tutto è finalizzato ad una migliore costruzione del personaggio. In due parole: Joss Whedon.

Se l'universo dei lungometraggi Marvel è il punto di partenza, l'obiettivo da raggiungere è la costruzione di un gruppo affiatato, e lo strumento per raggiungerlo è la coralità. Per l'ultimo episodio dell'anno, intitolato "The bridge", si è scelto di distaccarsi da questa formula di base, e in particolare di invertirne due componenti. Per la prima volta la costruzione di un gruppo affiatato, che si spera sia stata raggiunta, se non altro per giustificare il sacrificio della trama orizzontale, viene sfruttata per gestire coralmente tutti i personaggi. Per la prima volta l'episodio non è incentrato su nessuno in particolare, ma sul gruppo nella sua interezza e nei suoi rapporti, e non è un caso che tutto questo coincida con l'introduzione forte di una trama orizzontale.

Sprazzi delle puntate precedenti, dalla ricerca dei genitori di Skye al rapporto tra Ward e May alla solita conflittualità di Coulson, si incontrano ancora con l'organizzazione criminale introdotta nelle scorse settimane. Riappare il personaggio di Mike, che avevamo visto nel pilot, e tutto sembra assumere una dimensione più concreta, un disegno più grande e non più legato all'urgenza settimanale. Buone le scene d'azione nel corso della puntata, buoni come al solito i rapporti tra i membri della squadra, buono il ritmo, che come al solito intrattiene bene. Non mancano le solite ingenuità, forzature, dialoghi eccessivamente sopra le righe.

Breve bilancio parziale: Agents of S.H.I.E.L.D. è una buona serie, ottima per chi cerca un po' di sereno svago settimanale, che non annoia e che tutto sommato è riuscita a venderci bene (non benissimo) i suoi protagonisti. Eppure, schiacciata dal peso di un universo cinematografico con il quale, ingiustamente, è stata costretta a confrontarsi (anche annunciare un crossover inesistente con Thor non ha aiutato) e con la quasi totale mancanza di una trama orizzontale (anche qui sentirci ripetere settimana dopo settimana come Tahiti fosse un posto magico non ha aiutato), ha finito per consegnare il tutto ad una certa piattezza. Una piattezza generalmente sufficiente, ma anche troppo statica, accettabile per una "fase uno" introduttiva e da promuovere, ma inaccettabile per il proseguimento nel prossimo anno.

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