Homeland 3: Mandy Patinkin non è orgoglioso del suo passato e di Criminal Minds
L'interprete di Saul Berenson ripercorre gli errori della sua carriera
Durante un'intervista rilasciata al New York Times Magazine, l'attore ricorda come sia stato licenziato durante la lavorazione del film Heartburn - Affari ci cuore, diretto da Mike Nichols, e della sua incapacità di ascoltare gli altri:
“Ho faticato ad accettare le opinioni di altre persone. Durante Chicago Hope non ho mai permesso ai registi di parlarmi perché ero così viziato. Ho iniziato con persone come Milos Forman, Sidney Lumet, James Lapin, artisti incredibilmente dotati. Quindi dicevo Non parlatemi, non voglio la vostra opinione. Mi sono comportato in modo abominevole. Non mi importa se il risultato finale è stato buono e sono stato persino premiato. Non sono orgoglioso di come ero e mi ha ferito”.
“Non ero la persona giusta. Ho preso una scelta che non volevo fare. Mi sono spinto, pensando di aver bisogno di più fama, di una sicurezza economica. Quando la proposta di Criminal Minds è arrivata, ero appena sopravvissuto alla scoperta di avere un cancro alla prostata, quindi penso di essere stato vulnerabile. Non mi dimenticherò mai come fossi seduto sul letto di mio cugino a Los Angeles leggendo il primo copione, parlando a me stesso, facendomi un lavaggio del cervello pensando che non sarebbe proseguito in quel modo. Non ho ascoltato me stesso e ne ho pagato il prezzo. Non mi sarei mai aspettato di lavorare di nuovo in televisione”.
Mandy Patinkin è attualmente impegnato sul set della terza stagione di Homeland, in cui interpreta Saul Berenson. Lo show, ha spiegato l'attore, gli permette quotidianamente di impegnarsi, di immergersi nella sceneggiatura, e di vivere una situazione professionale positiva.
“Il ruolo è basato sull'ascoltare, e quando non si ascolta se stessi si è nei guai”, ha concluso.
Fonte: TVGuide