Bates Motel 1x01 "First you dream, then you die": la recensione

L'atteso prequel di Psycho delude le aspettative, mette troppa carne al fuoco ma si scorda dei personaggi...

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi

Ogni volta che il capolavoro di Hitchcock è stato in qualche modo ripreso i risultati non sono stati esaltanti. Dai sequel di dubbio valore con Anthony Perkins al remake fotogramma per fotogramma di Gus Van Sant il valore artistico di Psycho si è di volta in volta rivelato come una meta impossibile da raggiungere, come un insieme di fascinazioni, montaggio, tecnica registica e interpretazioni impossibili da replicare. Ora, nel 2013, arriva Bates Motel. E nulla cambia. L'attesa serie tv trasmessa da A&E si rivela nella prima puntata un buco nell'acqua, un tentativo, finora malriuscito, di ridare linfa vitale ad un soggetto che, nella sua perfezione, forse non aveva altro da dire.

Il soggetto è in partenza intrigante: dopo la morte del padre Norman Bates (Freddie Highmore) e sua madre Norma (Vera Farmiga) si trasferiscono in una piccola cittadina dell'Oregon. Qui prendono in gestione un motel e iniziano, spesso loro malgrado, ad intessere i primi rapporti con la comunità locale, dalle compagne di scuola al vicinato alle forze dell'ordine. E parliamo dei due protagonisti sempre insieme, sempre al plurale, perché questa è la realtà che il primo episodio, intitolato "First you dream, then you die" intende palesemente consegnarci. Norman e Norma, fin dai nomi capiamo che il morboso attaccamento di queste due figure l'una all'altra sarà il filo conduttore della serie, il primo succube, la seconda più dominante, con più di qualche concessione ad una visione "edipica" del tutto.

Con ogni probabilità Bates Motel sarà una storia di rotture mancate, di tentativi di emancipazione falliti, di possibilità di fuga mai realizzate e del progressivo intrappolamento di Norman nella dimensione familiare (se di famiglia si può parlare, considerata la morte del padre e l'allontanamento del fratello). Il primo tentativo andato a vuoto, inizialmente perché smentito dalla stessa madre che vuole il figlio accanto a sé, poi dallo stesso Norman che non riesce ad adattarsi bene al nuovo contesto, è quello del rapporto con le nuove compagne di classe. Aldilà della situazione particolarmente surreale nella quale si viene a trovare Norman, immotivatamente coinvolto in discussioni, uscite e feste da cinque belle ragazze (aspettiamo da un momento all'altro che si scopra come lo stiano prendendo in giro), sono altri gli elementi che ci colpiscono e che ci presentano gli elementi più importanti, in positivo e in negativo, della puntata.

Il primo è la sorpresa, tale per chiunque nei giorni scorsi non si sia imbattuto in spoiler in rete, dell'ambientazione ai giorni nostri della serie. Ed è una bella sorpresa nella gestione dei tempi, nell'inganno della regia che sceglie di iniziare mostrandoci Norman che guarda un vecchio film in bianco e nero, nella volontà di portarci a credere in qualcosa senza mai dirlo esplicitamente per poi smentirci completamente in un secondo (esattamente come nel film originale). Qualsiasi altra considerazione sulla bontà di questa scelta, che comunque potremo giudicare solo nelle prossime settimane, passa al momento in secondo luogo rispetto alla bella gestione del tutto.

E, purtroppo, le note positive finiscono qui. Limitandosi ad appoggiarsi sull'iconografia classica e scenografica del capolavoro del '60 e giocando troppo sulla propria natura di prequel per garantire una presentazione che possa dirsi adeguata, questo pilot che nei suoi quasi 50 minuti ci investe con la sua mole di personaggi, situazioni, storyline, colpi di scena, ritrovamenti, conflitti familiari, uccisioni e quant'altro ci lascia alla fine stremati e senza nemmeno la forza di ragionare troppo sul cliffhanger finale (ma era davvero necessario?). Può sembrare poco (forse lo è, d'altra parte lo show ha tutto il tempo per migliorare), ma il grande difetto dell'episodio è semplicemente questo.

Non siamo scesi in dettagli per non spoilerare il contenuto della puntata, ma se dovessimo trovare un solo aggettivo per questo episodio sarebbe "urlato". È urlato nel sottolineare con la penna rossa tutti i riferimenti alla fonte (anche quello che abbiamo lodato) senza mai costruire nulla di suo, è urlato nel non lasciare nulla all'immaginazione e nel suo buttare benzina sul fuoco per convincerci a proseguire la visione, è urlato nel suo rimarcare il rapporto madre-figlio senza volercelo mostrare nella sua costruzione. Un rapporto che, contravvenendo un allo spirito che doveva animare questo prequel, onestamente alla fine della puntata sembra già non avere più molto da dire (insomma, dopo il clamoroso gesto compiuto senza gravi ripercussioni dai due cos'altro potrà accadere?). Tornando alla riflessione iniziale, non siamo dei sognatori. Nessuno pretende che una serie tv del 2013 riesca ad eguagliare uno dei capolavori del cinema. Ma quantomeno che riesca a porsi nella sua scia senza tradirne lo spirito. E se è vero che il grande fascino di quello doveva moltissimo proprio al non-detto, stavolta sembra che si sia voluto andare da tutt'altra parte.

Continua a leggere su BadTaste