Enlightened: l'insostenibile pesantezza dell'essere (recensione)
Il commento all'inizio della seconda stagione della serie della HBO: Laura Dern/Amy continua a cercare il proprio posto nel mondo...
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"L'uccello combatte per uscire dall'uovo. L'uovo è il mondo. Chi vuole nascere deve distruggere il mondo" (Demian, Herman Hesse)
Il grande paradosso: ogni persona nel mondo è un universo straordinario e inconoscibile ma, inevitabilmente, nella grande Storia il suo ruolo è praticamente inesistente, schiacciato e sommerso da tutto il resto. Il percorso di reinserimento di Amy, che nella prima stagione dello show attraversava fasi alterne e grandi momenti di indecisione, a dimostrazione che giungere alla consapevolezza non è un traguardo ma solo il primo di molti passi, si concludeva individuando il grande obiettivo da perseguire per autodeterminare il proprio ruolo nella Storia: colpire dall'interno la propria azienda, mettendo allo scoperto tutti i suoi, più o meno gravi, atti illeciti. Ogni elemento in Enlightened è paradigmatico. Scegliere uno dei milioni di formicai e, fra tanti miliardi, puntare la nostra attenzione su una singola e insignificante formica, del tutto uguale alle altre se non per il suo intimo desiderio di volere di più. Una delle caratteristiche che distinguono l'uomo dagli animali è la capacità di immaginare l'impossibile e così Amy si distingue, o almeno prova a farlo (parliamo sempre di un tentativo di vita), dagli schematismi che hanno contribuito a portarla al collasso.
A questo proposito la migliore puntata della prima stagione si incentrava totalmente su una giornata tipo della madre di Amy, e arrivava come un fulmine a cielo sereno "illuminando" un carattere che fino a quel momento si era mosso solo sullo sfondo. In questa prima metà della seconda stagione lo stesso trattamento, e con esiti ottimi, è toccato agli altri due comprimari principali: Levi (Luke Wilson) e Tyler (Mark White). In "Higher Power" e "The Ghost is seen" scivoliamo delicatamente anche nel loro immenso universo e li conosciamo meglio. E Amy? Il personaggio sembra essere cresciuto notevolmente rispetto alla prima stagione, in cui un'inquietante euforia si scontrava con l'assoluto desiderio di ottenere accettazione da persone che la odiavano e che, in fondo, anche lei odiava. Il desiderio di accettazione e l'euforia rimangono ancora, ma la nostra protagonista sembra aver imparato a catalizzare le proprie energie verso qualcosa di concreto. Amy è ingenua, sognatrice e un pò folle eppure, mentre alla fine di ogni puntata ascoltiamo le sue riflessioni fuoricampo, pensiamo che sarebbe bello vivere in un mondo dove tutti fossero così pazzi.