True Blood: il meglio e il peggio della quinta stagione
Alcide è la nuova Tara e Sookie è sempre meno protagonista: cosa ha funzionato nella quinta stagione di True Blood e cosa... no
+1: L'Autorità e la guerra santa
In giaccia, in maglietta, nudo, il Roman di Christopher Meloni è stato puro fan-service, mentre la Salome di Valentina Cervi è stata la vera mattatrice della stagione, con il suo indimenticabile accento. Non da meno il resto degli intrighi di potere dell'Autorità, con svolte e giravolte degne della miglior soap opera. Solo che qui c'è tanto sangue e una misteriosa entità che gira nuda tirando le fila della cospirazione Sanguinista: tutti la credono un dio, ma in realtà è solo la più scaltra dei troll. Inoltre abbiamo rivisto per qualche episodio Mac di Veronica Mars: cosa volere di più?
0: Russell Edgington
Il re del Missisipi ci ha fatto penare per la prima metà della stagione in sua attesa, ma si è presto acquietato insieme a Steve Newlin, lasciando ogni velleità di follia ad altri. Alla fine si risveglia e urla, azzanna, minaccia: ma sembra solo di vedere una replica sbiadita della terza stagione. C'è poco da fare: lo smembramento di un giornalista in diretta televisiva è difficile da superare.
+1: Sookie
Sempre meno protagonista, Sookie, autoironica e rassegnata, è ormai totalmente immune alle trovate della settimana degli autori: vampiri millenari che la reclamano, umani che vogliono drogarla e rinchiuderla tra i porci. Deve essere giovedì (cit.)! La lontanza da Eric e Bill le ha solo fatto bene.
-1: Patrick e il mostro di fumo
All'inizio c'era un po' di curiosità nei confronti di Patrick e del suo legame con Terry, ma ben presto la storia della donna-iraquena-ifrit-che-brucia-case-per-vendetta si è trasformata in un trionfo di brutti effetti speciali che ha affogato qualsiasi spunto narrativo (quale, poi?) ci fosse alla base. Per fortuna gli stessi autori sembrano rendersene conto e negli ultimi episodi si prendono in giro.
+1: Lafayette
Dimentichiamo il deserto messicano e i demoni blu: Lafayette è finalmente risorto dalle ceneri, tornando a essere il personaggio delle prime stagioni. Sarcastico, opportunista e puttana. Molto bene.
0: Sam e Luna
Più volte è sembrato che Luna dovesse morire: intendiamoci, è un personaggio a cui ci si abitua per forzata convivenza, ma ucciderla sarebbe stata una scelta più coraggiosa di quanto fatto. Dai drammi famigliari siamo passati alle surreali disavventure dei due topini Sam e Luna ed è già un passo in avanti, per carità. Ma forse anche per i mutaforma è arrivato il momento di partire, direzione Alaska. Non ne sentiremmo la mancanza.
+1: Hoyt, Jessica e Jason
Un triangolo amoroso che si è trascinato per quasi tre stagioni, ma che alla fine ha avuto una conclusione soddisfacente, dando un valore retroattivo a tutto quello che è venuto prima e riuscendo a eliminare un personaggio di troppo. Il conflitto tra Hoyt e Jessica ci ha regalato un paio di momenti drammatici inaspettatemente genuini e anche Jason ne ha guadagnato in tridimensionalità.
+1: Tara e Pam
Dovevano ucciderla per renderla sopportabile. Sarà l'influenza di Pam, ma Tara quest'anno è diventata un personaggio nuovo, che non brilla mai di luce propria, ma, almeno, non scatena l'istinto di prendere a martellate lo schermo. Le due vampire sono state protagoniste di un piccolo spin-off all'interno della serie madre: tra battibecchi e siparietti esilaranti, il loro rapporto è maturato col tempo. L'ipotesi di vederle fuggire nel vento, lontano da Bon Temps, per dare vita a una nuova serie, rimane molto allettante.
-1: Alcide e i lupi mannari
Non per sminuire i pettorali di Joe Manganiello, ma Alcide è diventato la nuova Tara. Un personaggio allo sbando che fatica a trovare un ruolo e un senso all'interno della serie. Le tribolazioni del suo branco di lupi mannari sono una tediosa ripetizione di qualcosa che abbiamo già visto e che non ha mai destato interesse. L'unica prospettiva credibile per il personaggio rimane la prevedibile storia d'amore con Sookie: arriviamoci in fretta o tagliamo i rami secchi, grazie!
0: Le fate
Il ricordo dell'inizio della quarta stagione brucia ancora, quindi queste fate spogliarelliste che vivono in tende da circo rappresentano un gradito cambio di prospettiva. Il loro ruolo rimane strumentale e spesso si sfiora il patetico (in particolare il personaggio della Fata Anziana è semplicemente imperdonabile), ma sono servite a mettere in moto diversi, nuovi fronti narrativi.
Aspettative per il futuro? Mantenere la rotta, liberarsi di qualche personaggio secondario e provare a risolvere i problemi di equilibrio tra storie principali e secondarie che continuano a persistere. E poi, forse, si potrà pensare alla conclusione definitiva di questa folle saga.