Game of Thrones 2x05 "The Ghost of Harrenhal": il commento
Game of Thrones arriva al giro di boa della stagione: fra ribaltamenti di fronte e nuove alleanze continua la guerra per il Trono di Spade...
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No, my lord, anyone can be killed...
Meno uno. Fantasmi e ombre si aggirano per i Sette Regni. Insospettati, inarrestabili, si fanno strada tra le fortezze e gli accampamenti, strappando la vita indifferentemente ad assassini e innocenti, a re e comandanti. Nella surreale ed imponente partita a scacchi combattuta a Westeros può anche capitare che i re cadano prima dei loro pedoni, contro ogni previsione, vittime dei terrori della notte. The Ghost of Harrenhal è il titolo della quinta puntata di questa seconda stagione, che segna il giro di boa per quest'anno e conferma, casomai servisse, l'altissimo sforzo profuso nella ideazione e realizzazione di questa immensa epopea televisiva.
La morte di Renly e l'innalzamento di Stannis a contendente principale del Trono di Spade sancisce la fine di un mondo e l'inizio di un altro, nel quale le tradizioni e le battaglie campali sembrano lasciare spazio a strategie più sottili, alla sfera del sovrannaturale che irrompe come il fato a determinare le sorti delle guerre. Mentre Stannis si prepara a marciare per terra e per mare contro Approdo del re, Davos Seaworth, il vecchio contrabbandiere, si riscopre legato a quella visione e, testimone anche degli orribili prodigi di Melisandre, ottiene dal suo re di guidare l'attacco senza la donna rossa. A poco a poco, nonostante i pochi minuti finora dedicati ai due, si rivela quindi il particolare rapporto che lega servitore e re: uniti all'inizio da un evento sanguinoso che costò le dita a Davos i due, incredibilmente diversi, si riscoprono più simili di quel che potrebbe apparire al primo sguardo. E' interessante in particolare come per Stannis Davos rappresenti un confidente, forse l'unica persona di cui si può davvero fidare. Appaiono invece spaesati i due Tyrell, Loras e Margaery, puntualmente avvicinati da Ditocorto, velocissimo ad adattarsi alla nuova situazione venutasi a creare.
Momento migliore della puntata, breve e inaspettato quanto carico di tensione, il confronto tra Tywin Lannister e Arya Stark, perfetto trampolino di lancio per la storia di vendetta e morte che vede protagonisti la ragazza e Jaqen, l'uomo che le ha concesso tre cadaveri. Se Arya fosse un personaggio perfetto, senza difetti, la scelta cadrebbe inesorabilmente sul patriarca dei Lannister, in modo da favorire Robb e la fine della guerra. Ma Arya è solo una bambina, è impulsiva e commette errori (ogni personaggio creato da Martin è prima di tutto un semplice, debole essere umano, basti pensare alle azioni che portarono Eddard alla morte), e la sua prima scelta cade su un semplice torturatore. All'appello mancano altri due cadaveri. Meno uno.