Venezia 70: Die andere Heimat, la recensione
Al quarto episodio Reitz accorcia i tempi e torna allo splendore dei primi due, con in più una forza da sutrm und drang. Memorabile...
Dura solo 240 minuti il quarto capitolo di Heimat, niente in confronto ai 680 del secondo, e vista la ristrettezza ne si può fruire in una soluzione unica invece che nella solita decina di episodi. Poco meno di 4 ore per raccontare ciò che accadde a Schabbach nel 1840, circa 70 anni prima del primo episodio della prima serie, sempre seguendo la famiglia Simon (ma non è possibile capire quale dei protagonisti sarà il nonno di Paul) e chi gli sta vicino.
In questo quarto Heimat c'è tutto: la quiete rurale del primo e la tempesta emotiva da romanzo di formazione del secondo (il protagonista sembra proprio Hermann, il personaggio principale di Zweite Heimat), e finalmente con il piglio del miglior Reitz, dunque più in alto rispetto alla delusione del terzo capitolo. Heimat 4 fa esattamente il lavoro dei precedenti, è capace di nuovo di mostrare i sentimenti più puri ed elevati con i mezzi più elementari e dinamiche che altrove sarebbero da soap opera, di nuovo capace di dare senso ad uno sguardo, commuovere con una lacrima e nel finale anche con una lettera dal doppio registro, uno per tutta la comunità e uno solo per chi legge.
In un'era di consumo compulsivo di serie tv, vedere tutto Heimat non è più l'impresa spaventosa di una volta. Solo 4 stagioni ognuna con una decina d'episodi. Niente per il pubblico moderno. Dunque, perdersi questa straordinaria epopea, che nulla ha da invidiare in complessità e coinvolgimento a Mad Men, è ancora più un delitto.
Il quarto episodio è così slegato dal resto da essere visibile e comprensibile anche autonomamente.