Venezia 69: La Nave Dolce, la recensione
Come un film più di un film Vicari, dopo Diaz, prova a ricostruire un altro fatto della storia recente italiana in cui il governo ha lottato contro il volere dei cittadini...
Provare a leggere e poi raccontare la storia recente è un'operazione difficilissima che presta il fianco a moltissimi vizi del documentarismo e della parzialità politica.
L'incredibile storia della nave Vlora che partì da Durazzo per arrivare a Bari nel 1991, piena come non mai, dalla poppa alla prua fino alla cima dei pennoni, e del più grande respingimento di massa della storia del nostro paese, è ricostruita da albanesi che ora vivono in Italia, alcuni a seguito di quell'ondata, altri respinti e poi rientrati. L'immagine che ne esce è prima quella, incredibile, dell'Albania dell'epoca, mostrata in immagini di repertorio che per bianco e nero, tecnologia e riprese la fanno sembrare la Russia degli anni '20, e poi quella della più impreparata e impossibile delle accoglienze a metà tra morbidezza dei locali e durezza del governo.