Venezia 69: Gli Equilibristi, la recensione
Determinato a mostrare il lato meno accettabile di questi anni ma anche disonesto nel farlo Ivano De Matteo riesce solo a svelare la sua parzialità...
Non sono nè l'intento di descrivere pornograficamente la rapida discesa nella povertà di un uomo qualsiasi da 1200€ al mese e una famiglia con due figli, nè la volontà di farlo ricalcando la piantina di Umberto D. nel contrasto tra cedimento alle necessità e mantenimento di una dignità umana, a rendere Gli equilibristi un film sostanzialmente disonesto e ruffiano, quanto il fatto di averlo fatto per portare acqua ad una tesi e non illustrare una situazione per rifletterci sopra.
Per fare tutto ciò senza pietismi il protagonista rivede sempre di più i propri standard di vita e accetta compromessi che in poco lo trasformano in un barbone (e il look con barba folta di Valerio Mastandrea in questo senso funziona).
Traghettati dalla straordinaria maschera drammatica di Valerio Mastandrea (capace come sempre di rischiarare il racconto con lampi di malinconica comicità) si va sempre più in basso come spinti da una mano invisibile e non trascinati da una drammaturgia convincente. Tutto è tragico perchè dev'essere così e più è tragico più sarà utile alla causa. Per questo poi il risultato è un film disonesto che nel finale esageratamente e ridicolmente pietistico svela la sua falsità.