Un piano perfetto, la recensione
Dallo stesso team creativo di Il truffacuori un'altra commedia sulla medesima idea, che ribalta il sesso protagonista e non compie nessun tipo di passo in avanti...
L'obiettivo dichiarato era replicare il successo di Il truffacuori, per farlo Pascal Chaumeil ha radunato il medesimo team di scrittori per metterlo all'opera su una storia non troppo diversa. Questa volta invece che un uomo votato a mettere in scena finte storie d'amore per lavoro c'è una donna che deve mettere in scena una finta storia d'amore (sempre all'insaputa dell'altro) per poter salvare la propria vera storia.
La maniera in cui il cinema francese degli ultimissimi anni sta metabolizzando la commedia sentimentale americana (quella dei matrimoni e della struttura fissa "ci conosciamo/ci odiamo/ci innamoriamo/esce fuori un problema/ci sposiamo") è una delle novità più interessanti di una cinematografia che ha sempre guardato moltissimo al cinema hollywoodiano più industriale come modello. Non solo Il truffacuori ma anche 20 anni di meno avevano stupito per divertimento e capacità di adattare il meglio delle idee statunitensi. Ora Un piano perfetto è un film che inietta in quel modello molto della tradizione francese in materia di commedia (complice anche Danny Boon, autore di Giù al Nord), per arrivare sempre al medesimo obiettivo.
Il ribaltamento del protagonista (da uomo che orchestra storie d'amore fasulle a donna che mette in scena un finto amore per egoismo) non muta molto nell'idea di trama sentimentale che Chaumeil mutua dagli Stati Uniti, un misto di accurata pianificazione e volontà di incastrare l'amore in regole scritte e strutture fisse, come fosse prevedibile e gestibile, salvo poi rimanerne travolti, nè muta molto la sua idea di comicità.