Tarzan 3D, la recensione
L'ennesima trasposizione di Tarzan viene dalla Germania ed è in motion capture. Ma sia la tecnica che la storia non sono all'altezza...
Reinhardt Klooss ha deciso di cominciare dalla fine, già da Tarzan contro i nemici spaziali.
E' infatti un misto di noto e inedito questo Tarzan. Ci sono le consuete "Io Tarzan, tu Jane", ci sono le liane e le urla che costituiscono la fondazione del mito, cioè la reiterazione di quelle componenti chiave che sono già inscritte nel personaggio non solo dall'autore che l'ha creato ma anche da tutte le sue rivisitazioni (quelle sopravvissute quindi ad una sorta di selezione naturale). Allo scheletro però qui si aggiunge una storia che stona molto con il tema del ritorno alla natura che si è sempre accompagnato all'uomo scimmia, una di tecnologia e misteriosi oggetti provenienti dallo spazio, con notazioni, colori e ad un certo punto anche una messa in scena inopportunamente di fantascienza.
Per questo nonostante tutto si nota un'invalicabile distanza rispetto all'animazione americana, non più di mezzi ma di competenza. E non aiuta per nulla il 3D presente più nel titolo che poi nel film.