Sucker Punch - la recensione

Una ragazza rinchiusa in manicomio si inventa una realtà alternativa per sfuggire al suo destino. Torna Zack Snyder e tira fuori un film personalissimo, che oscilla tra capolavoro e robaccia pacchiana...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo Sucker Punch
RegiaZack Snyder
Cast
Zack Snyder, Emily Browning, Abbie Cornish, Jena Malone, Vanessa Hudgens, Jamie Chung, Oscar Isaac, Carla Gugino,Jon Hamm
Uscita08-04-2011La scheda del film

Devo ammettere che, dopo aver visto 300, film che ho odiato, non avrei scommesso un euro sul futuro del mio rapporto con le pellicole di Zack Snyder. Poi, qualcosa è cambiato. Intanto, ho recuperato L'alba dei morti viventi, scoprendo uno dei pochi remake horror interessanti dell'ultimo decennio. In seguito, c'è stata la doppietta Watchmen (piaciucchiato) e Il Regno di Ga'Hoole - La leggenda dei guardiani (piaciuto molto). Insomma, non farò finta che Snyder sia il mio regista preferito, ma ho imparato ad apprezzare la sua volontà di fare cose diverse rispetto a tante banalità hollywoodiane. Talvolta, i risultati sono interessanti, in altre occasioni meno, ma è difficile annoiarsi.

E se i sentimenti contrastanti sono una caratteristica del cinema di Snyder, allora le sensazioni che mi ha provocato Sucker Punch sono assolutamente coerenti con quest'idea e forse espresse come non mai in un'unica pellicola. D'altronde, come si fa a passare da una scena capolavoro a delle idee di sceneggiatura che non stanno proprio in piedi? Benvenuti nel fantastico mondo di Sucker Punch.

Fantastico lo è sicuramente per la prima mezz'ora. La prima, lunghissima sequenza è da applausi. Degna della scena di Watchmen con Dylan in sottofondo? Forse no. E forse sì (ve l'ho detto, Snyder mi confonde). Piena di ralenti (ma funzionano!), è un racconto per immagini e senza parole che ti immerge immediatamente nello spirito drammatico della vicenda, tanto che alcuni eccessi di retorica si perdonano volentieri e ricordano le recitazioni eccessive del cinema muto. Peraltro, per un regista che in Watchmen aveva abusato della voce off, qui l'utilizzo è perfetto, solo all'inizio e alla fine, ma in maniera molto brillante.

Dopo 10 minuti, hai l'impressione che possa essere il vero film femminista dell'anno o semplicemente uno che non utilizza le donne in maniera banale, ma offrendo ruoli all'altezza. Non sarà così, ma alle qualità della pellicola dobbiamo aggiungere due aspetti importanti. Il primo è senza dubbio la scenografia, opera di Rick Carter, nome di fiducia di gente come Steven Spielberg e Robert Zemeckis. Qui fa il suo capolavoro, roba che andrebbe premiata con l'Oscar (ne ha già vinto uno per Avatar), ma che purtroppo rischia di non ricevere l'attenzione che merita. Il connubio vecchio-nuovo, modernità e passato trova un cantore perfetto, in grado di scegliere soluzioni non banali e meravigliosamente affascinanti.

Così come, almeno all'inizio, funziona benissimo il modo in cui viene sfruttata la colonna sonora, composta di canzoni celebri, ma rivisitate in maniera particolare. Nel discorso vecchio-nuovo che facevamo prima, una scelta assolutamente azzeccata. E Snyder? Beh, ti dà l'impressione di essere molto più fiducioso nei suoi mezzi, tanto da potersi concentrare per un minuto su una ragazza che piange e senza tentare chissà quali stranezze di montaggio. Peccato che poi la barra del timone sia orientata troppo verso l'azione. Tuttavia, va detto che Snyder non aveva mai tirato fuori dei mondi così complessi e variegati, che rappresentano una delle poche visioni originali osservate nel cinema fracassone di Hollywood ultimamente. Insomma, tanti soldi spesi, ma per una ragione superiore a mostrare un po' di botti e palazzi che crollano in un disaster movie.

Eppure, fin dall'inizio, si vede che qualcosa che non va. La sceneggiatura è piena di personaggi manichei (e fin qui ci si potrebbe stare, una lotta bene contro male vecchio stile, perché no?), ma soprattutto è legata a una vicenda senza senso, in cui un infermiere riesce senza problemi a far lobotomizzare ragazze poco gradite a qualcuno. E poi, tra ricchezza di dati e overdose il passo sembra essere molto breve e sicuramente viene percorso. Per questo, hai l'impressione di essere sopraffatto da canzoni sparate a mille, immagini in cui ogni centimetro quadrato ha qualche cosa da mostrare e 10.000 citazioni mischiate insieme nella stessa inquadratura, roba che in confronto Tarantino è uno timido nei riferimenti ad altre opere.

C'è talmente tanta abbondanza, che si prende un'icona come Jon Hamm per fargli fare una parte di due minuti. Vabbeh, saranno due minuti straordinari, ti verrebbe da dire. E invece no, passa e va in maniera molto stupida, come se il suo personaggio volesse vincere un premio per l'inconsistenza in così poco tempo. E purtroppo ci riesce.

Ma il problema vero è che il film, a un certo punto, manda a quel paese tutte le buone intenzioni e diventa un semplice sparatutto/ultrazione. O meglio, un enorme caccia al tesoro, in cui però le cose che vediamo sullo schermo, essendo una completa fantasia, non possono appassionare. In effetti, perché dovremmo essere stimolati dai combattimenti mostrati, se non si ha l'impressione che servano a qualcosa (e almeno in un caso, non sono proprio funzionali)? Così, scegliendo di puntare sulle parti più spettacolari, ci si dimentica completamente di analizzare le protagoniste, che diventano dei personaggi monodimensionali (Vanessa Hudgens e Jamie Chung fanno tappezzeria, ma di loro praticamente non sappiamo nulla) o non vengono sfruttati bene (penso soprattutto a Jena Malone, che aveva da dare molto di più di quanto le viene concesso di esprimere). E purtroppo, il carisma di Emily Browning non è così enorme da reggere una pellicola del genere.

Ma dove proprio la pellicola rischia il tracollo (purtroppo, cadendoci con tutte le scarpe) è in una stupidissima scena che mette in mostra un villain idiota. Va bene per chi ha voglia di farsi due risate sceme durante la pellicola (e qualcuno in sala c'era), ma distrugge il senso della pellicola. Che, peraltro, non viene certo aiutata da un doppiaggio/adattamento insoddisfacente, pieno di espressioni e termini che non convincono, per non parlare di alcune voci delle attrici (Carla Gugino e Vanessa Hudgens in particolare).

Insomma, anche così rimane un blockbuster sopra la media e con diverse frecce al suo arco. Purtroppo si ha sempre l'impressione che questo regista possa dare di più e che, per un motivo o per un altro, invece questo non accada. Ma, se non sbaglio, ve l'avevo già detto che il cinema di Zack Snyder è contraddittorio...

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