Rock of ages, la recensione
Quando il rock duro, quello che nasce per dare fastidio e contrapporsi al sistema con il suo modo di fare, diventa materia digeribile da chiunque, soprattutto dal sistema...
Fuori tempo massimo per il revival anni '80 (ormai siamo pronti ai '90) arriva al cinema dopo 6 anni il musical Rock of ages, che celebra, racconta e canta (nel vero senso della parola) l'hard rock anni '80.
Scritto da Justin Theroux e Allan Loeb (coppia che non promette nulla di buono) assieme al creatore del musical originale Chris D'Arienzo,Rock of Agesha per fortuna la grazia di un po' di ironia e autoironia. C'è molto da prendere in giro in quel mondo a un passo dal metal, con i piedi saldati nell'etica dell'autodistruzione e dell'esaltazione sessuale e Rock of ages non fa finta di no.
Come protagonisti ci sono due cantanti (e va bene), un Paul Giamatti a fare il villain che dà credibilità a tutte le persone con cui interagisce (come sempre), Tom Cruise in un ruolo davvero ben tagliato per lui e la straordinaria Malin Akerman sempre troppo poco utilizzata, al pari di Alec Baldwin. Un manipolo di belle facce (eccezion fatta per Giamatti) prestate a quello che dovrebbe essere il mondo brutto, sporco e cattivo dell'hard rock, quello che per antonomasia non si cura della pulizia. Lo sporco della sfondo mitigato dal pulitissimo del proscenio.
Ancora più grave tutta la celebrazione del "vero rock" (come il film ripete con insistenza), cioè della musica nella sua espressione più onesta è professata attraverso l'espressione più disonesta della musica, ovvero la versione acquietata, smussata e svilita di ciò che nasce per essere aggressivo e perturbante. Rock of ages pretende di convincere il pubblico (e probabilmente lo farà) che il vero hard rock è quello di Jon Bon Jovi, è un film che prende in giro e si mette contro le boy band (un prodotto confezionato privo di sentimento) e poi come alternativa "autentica" propone canzoni arrangiate in stile Christina Aguilera.
E' Glee senza l'onestà di Glee. E' la gleeizzazione (scusate la violenza del neologismo) di tutto il resto della musica, anche di quella che nasce con spirito e valori diametralmente opposti. Non a caso Shankman è un coreografo e ha diretto due episodi della suddetta serie.
E' il rock duro ammorbidito per tutti per trattato come fosse duro.