Quantum of Solace

James Bond è pronto a tutto per trovare i responsabili della morte di Vesper Lynd e portare a termine la sua vendetta. Sempre efficace Daniel Craig, qualche spunto di Marc Forster, ma in generale una forte sensazione di incompiuto...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloQuantum of SolaceRegiaMarc ForsterCastDaniel Craig, Olga Kurylenko, Mathieu Amalric, Judi Dench, Giancarlo Giannini, Gemma Arterton, Jeffrey WrightUscita7 novembre 2008La scheda del film

Chi scrive non aveva adorato Casino Royale, anzi lo ha ferocemente detestato. Le ragioni sono semplici. Ogni tanto, si parla del cinismo di Bond e del realismo che dovrebbe avere la serie, per tornare magari ai fasti d'oro dell'epoca di Sean Connery. Se è vero che i prodotti con il primissimo Bond erano decisamente notevoli, non per questo basta togliere qualche gadget e presentare delle uccisioni più dure per risultare convincenti. Anzi, il problema è proprio questo: come bilanciare uno spettacolone fragoroso (decisamente poco attinente alle attività sotto copertura di un vero agente segreto) con un tono che vorrebbe essere serio? Difficile, molto difficile. A questo punto, verrebbe da dire, meglio premere forte il pedale dell'acceleratore e preoccuparsi poco della verosimiglianza della storia. Ovvio che se non si condivide questo punto di vista, l'opinione su queste pellicole può divergere notevolmente.

Tuttavia, una ragione di speranza proveniente da Casino Royale c'era: Daniel Craig. Un volto e un attore perfetto per la nuova incarnazione di Bond, che può rappresentare perfettamente il personaggio in chiave moderna e riuscire allo stesso tempo a ottenere larghi consensi per la sua interpretazione. Insomma, c'erano discrete ragioni di speranza per Quantum of Solace, anche per i più scettici.

Purtroppo, anche in questa occasione non vedo cosa ci sia da eccitarsi di fronte a questa incarnazione di Bond (anche se, per la verità, va detto che i pareri sono stati meno positivi in questo caso). Di sicuro, dai dati record in Inghilterra, sembra che nel 2008 qualsiasi cosa venga promossa come dark (Il cavaliere oscuro docet) ottenga enormi riscontri. In realtà, la trama di vendetta sembra francamente solo una scusa per portare avanti l'azione, così come avviene per il McGuffin che è l'obiettivo dei cattivi. D'altra parte, il solito mix politica-spettacolo e la consueta 'denuncia' di quanto è spietata la Cia (della serie, rivogliamo il Kgb, ci siamo stancati della Cia sempre cattivona, anche se magari la realtà non è certo molto distante) ormai li vediamo a colazione, pranzo e cena.

L'impressione è che buona parte della critica elogi questi ultimi capitoli perché ha sempre considerato la saga di Bond un'idiozia o, nel migliore dei casi, un innocuo giocattolone. A dire il vero, in tante occasioni si tratta di un giudizio condivisibile, ma qui sembra che basti mettere un po' di cinismo sociopolitico e qualche uccisione a sangue freddo per entusiasmarsi. Di sicuro, c'è una forte volontà di mostrare in qualsiasi occasione il cinismo di Bond (come nelle scene con Giancarlo Giannini), anche quando il tutto risulta troppo un'esibizione gratuita. Quando invece ci vengono presentati dei piccoli tocchi intelligenti (la Kurylenko che parla del padre malvagio, nonostante voglia vendicare la sua famiglia), allora si ha veramente l'impressione di avere di fronte un prodotto maturo.

Per quanto riguarda l'azione, il giudizio è contrastante. Da una parte, ci sono delle idee interessanti, come delle auto di lusso che sfrecciano nelle cave, un binomio sicuramente particolare e intrigante. Inoltre, va segnalato il bellissimo montaggio nella sequenza dell'opera (senza dubbio il punto più alto della pellicola), in cui si passa magnificamente dall'arte alla morte, con dei momenti silenziosi notevolissimi. Ed è magnifico vedere i due protagonisti nel deserto, sequenza che dimostra chiaramente come Forster non sia certo solo un tecnico senz'anima. In altre occasioni, purtroppo, il montaggio è troppo forsennato (chiaro segnale di un regista poco abituato a questo tipo di prodotti), mentre alcuni effetti sono chiaramente finti e stonano con un'idea di Bond fatta di stunt e non di digitale. Di sicuro, per le scene di paracadutismo era meglio Point Break (ma ingaggiare la Bigelow per un Bond, sarebbe proprio una cattiva idea?).

Tra gli interpreti, Daniel Craig continua a risultare efficace, anche se forse lo preferivo in Casino Royale, considerando che qui è probabilmente troppo duro per la missione di vendetta che dovrebbe portare avanti. Olga Kurylenko è forse la nota più positiva del cast (a parte Judi Dench, che funziona benissimo nelle rare occasioni in cui ha di fronte Bond) e non sarebbe male poterla rivedere anche in futuro (cosa che, la storia della saga insegna, non avverrà). Purtroppo, una fortissima delusione arriva da Mathieu Amalric, autore recentemente di una prova straordinaria ne Lo scafandro e la farfalla. Qui invece il suo personaggio è pieno di sorrisini e battute sceme, che lo rendono poco inquietante e decisamente molto idiota. Inutile dire che sbagliare il villain in un prodotto del genere è un peccato quasi mortale.

Per il resto, i titoli di testa sono migliori di quelli della scorsa occasione, con una sensualità kitsch che non stona, ma il mio giudizio è inficiato dal fatto di aver detestato anche e soprattutto la canzone di Chris Cornell. C'è un po' meno umorismo da caserma, ma ovviamente le solite macchiette estere ci sono sempre (ma fanno ridere veramente? Mah...). Il problema è che invece sembrare mancare qualcosa, magari una quindicina di minuti di dialoghi (girati e tagliati al montaggio? Non lo escluderei). Insomma, ho l'impressione che i pochi che non avevano amato Casino Royale non cambieranno drasticamente il giudizio (anche se magari lo miglioreranno un po', come avvenuto per chi scrive), mentre chi aveva adorato il reload della serie probabilmente amerà un po' meno questo secondo capitolo. Di sicuro, difficile anche in questo caso urlare al miracolo...

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