Pirati! Briganti da strapazzo 3D, la recensione
La Aardman è una sicurezza. Contro il logorio del cinema tutto uguale torna l'animazione in stop motion dall'audacia creativa...
Sebbene quasi tutti apprezzino "l'artigianalità" del cinema della Aardman, il fatto di poter intravedere il tocco umano sulla plastilina (che poi non è plastilina ma latex, molto meno poetico e più fetish) nei suoi cartoni in stop motion, il segreto di quelle produzioni è invece nella realtà che propone e nella visione demenziale e sovversiva delle sue storie.
Pirati! Briganti da strapazzo 3D viene da un libro comico di Gideon Defoe che nemmeno aveva una storia vera e propria (motivo per il quale è stato pesantemente riscritto per lo schermo assieme all'autore stesso), ma aveva conquistato Peter Lord per l'umorismo incontenibile.
Questa volta al classico set per la stop motion la Aardman affianca green screen e pesanti interventi di computer grafica in postproduzione per finire in un ibrido tra le due tecniche di animazione, rendendo possibile il movimento di personaggi mossi frame per frame, accanto all'acqua o ai carrelli digitali.
Tutto ciò aumenta la prospettiva della storia, la inserisce in una cornice più grande, inserisce totali prima impossibili, sequenze aree e ovviamente marittime. Rende possibile e credibile in sostanza la deriva finale che dissacra con ancor più gusto la Regina Vittoria e Charles Darwin.
Il succo però rimane il medesimo di sempre: proporre una diversa dimensione di intrattenimento e figure di riferimento che non siano tanto "profonde" quanto portatrici di una visione differente della vita (ritorna un personaggio muto, come Gromit), non conciliate e immerse in una comunità lontanissima dalle solite figure e i soliti caratteri. Lo strano eletto a protagonista e a modello.