Paura 3D, la recensione
Con il loro primo, vero horror, il primo 3D e con la prima distribuzione in grande stile i fratelli Manetti cercano invano di mettere paura...
Nonostante siano solitamente associati agli ultimi scampoli di cinema di genere in Italia, Paura 3D è il primo lungometraggio horror serio dei Manetti Bros. (Zora la vampira di certo non lo era) e siamo dalle parti del classico: tre ragazzi che fanno tutto quello che non si deve fare - fumano, bevono, rubano macchine e si intrufolano in case non loro per organizzare feste - e che per questo saranno regolarmente puniti dall'orrore che troveranno dietro (o meglio sotto) la patina della "buona società".
Paura 3D è un film derivativo nella sua accezione più ampia, guarda a tutti i modelli che possono essere osservati e ne ricalca trovate, idee e stratagemmi senza mai rivelarsi all'altezza.
In nessun momento di Paura 3D si ha la sensazione che la macchina del terrore sia ben oliata, anzi costantemente si avverte quello stridio degli ingranaggi che rende fasullo ogni passaggio. Proprio nei momenti in cui l'intreccio si tende per far scattare l'ansia o l'angoscia, la cattiva recitazione, il pessimo montaggio e la coreografia delle scene "d'azione" levano ogni credibilità. Nei momenti cruciali sembra sempre di immaginare gli assistenti registi o il fonico dietro la macchina da presa.
Fanno eccezione Peppe Servillo, non solo ben diretto, ma anche molto ben scelto per il proprio ruolo, e un 3D che non solo è ben usato, ma in certi momenti ha anche un suo perchè.