MultipleX, la recensione

Un horror che non mette paura, un thriller senza tensione, tutto girato in un multisala ma senza niente di quel che fa il vero cinema...

Critico e giornalista cinematografico


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Tra i peggiori film dell'anno subito, di diritto.

L'idea di Stefano Calvagna è quella di fare un horror metacinematografico nel senso vero del termine, cioè ambientato in un multisala in cui dei ragazzi rimangono dopo la chiusura, non sapendo che il gestore è un maniaco omicida. L'ambientazione consente di risparmiare moltissimo e potrebbe anche prestare il fianco ad una serie di inconsuete atmosfere o quantomeno trovate di paura inedite.

Ovviamente tutto ciò non avviene, MultipleX è un film dell'orrore che non solo non ha le caratteristiche base del cinema (una relazione tra immagini che dia senso alla trama) ma nemmeno quelle del proprio genere di riferimento.

MultipleX non è infatti il primo horror girato alla buona, con interpreti lontanissimi da qualsiasi idea di professionismo, attrezzature e troupe al minimo storico, ma solitamente anche gli esperimenti più amatoriali hanno come lume l'efferatezza. Possono insomma mancare tutti i bersagli ma di certo non mancano quello della violenza, della repulsione e del sangue.

MultipleX sembra invece poco interessato al cuore stesso del cinema di tensione, ovvero l'omicidio, la deflagrazione della tensione nel momento di morte dei personaggi, l'esposizione della paura che si concretizza. Non è insomma nè un prodotto professionale (di certo) nè uno amatoriale realizzato da un appassionato del genere.

Questa scelta lascia pochissimi elementi ad un film che si autodefinisce thriller già nei titoli di testa ma non è mai veramente di tensione, perchè flagellato da un montaggio che non azzecca i tempi e dalla più totale assenza di un'idea di paura. Il motivo per il quale MultipleX dovrebbe creare tensione nello spettatore è il fatto che i protagonisti stanno per morire, ma non solo non c'è mai attaccamento a questi (scritti così male da farti desiderare la loro morte) anche la costruzione della tensione, cioè il lento avvicinarsi del pericolo, è completamente inesistente.

I peggiori registi sono quelli che utilizzano soluzioni e visioni della paura appartenenti ai maestri, i migliori sono quelli che invece ne creano di proprie, ma qui siamo oltre, siamo alla totale assenza di una visione, cinema girato senza nessuna intenzione.

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