[Cannes] Madagascar 3: Ricercati in Europa, la recensione

L'animazione salvata dalla follia. Con un clamoroso colpo di coda la serie di Madagascar si riscatta con un terzo capitolo rivoluzionario ed esilarante...

Critico e giornalista cinematografico


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E' proprio quando nessuno è pronto ad essere sorpreso che arriva il colpo di teatro clamoroso.

Quando si riaccendono le luci alla fine di questo terzo film della serie di Madagascar, la convinzione è che sia cambiato tutto il team creativo, a favore di una rivoluzione che ha portato, una volta tanto, anarchia e gioia di mettere in scena una serie che, dopo lo spunto iniziale del primo film, era subito caduta nella noia. Invece no, il team è sempre quello con l'aggiunta di Noah Baumbach (uno che vanta esperienze con Wes Anderson), nonostante il film sia completamente diverso sia dai precedenti che dal resto della produzione DreamWorks.

 

Madagascar 3: Ricercati in Europa è una follia nonsense e demenziale che riappacifica la serie (e per estensione la DreamWorks) con il mondo dell'animazione classica, quella televisiva dei Looney Tunes. A partire dall'incipit è tutto implausibile, non c'è il minimo sforzo di dare una vaga idea di possibilismo. Al contrario del passato tutto quel che accade è surreale senza che ce ne sia motivo e a un certo punto, raggiunto il culmine, qualsiasi assurdità diventa divertente (un orso con tutù che perde il triciclo con cui girava e ruba una Ducati che poi usa come un funambolo, ma sempre con la medesima espressione imbronciata). A guadagnarne, ovviamente, è lo spasso: mai così alto.

Gli animali fuggiti dallo zoo sono decisi a tornare a casa, ma dovranno passare per l'Europa.

L'unico modo per farlo (dopo aver nuotato con boccaglio e maschera dal Madagascar fino alle coste di Montecarlo) è unirsi ad un circo di cui prendono la proprietà e la gestione. Da lì è un delirio continuo di anarchismo portato in qualsiasi situazione, sia dalla truppa degli animali che dal contraltare ancora più comico dell'agente di polizia con la fissa della cattura del leone, che, per pervicacia e assurdità nella caccia, ricorda Taddeo dei Looney Tunes.
Impossibile dire altro su un film che alla solita trama pretestuosa finalmente associa un andamento in grado di demolire tutto quel che di convenzionale è stato sviluppato in questi anni a favore di una riconquista delle radici comiche e fantastiche.

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