L'ultimo terrestre - la recensione
[Venezia 2011] Divertente, carino e vagamente originale, il film di Gipi è godibilissimo ma non all'altezza del concorso di un Festival...
C'era attesa intorno al primo film di Gipi, apprezzato fumettista italiano, un po' per il suo statuto inconsueto, un po' per l'argomento scelto, un po' per la produzione (Fandango, che sbaglia leggermente meno degli altri) e infine un po' per la campagna di marketing fatta online che aveva fatto presagire quel che poi è stato.
La storia di un uomo anonimo, triste e traumatizzato da qualcosa, tanto che subisce passivamente tutto nella sua amara vita, passa attraverso diversi colpi di scena proprio quando gli alieni stanno per sbarcare sulla Terra.
Il lato su cui il film cede terreno per davvero, però, è quello del personaggio principale e del suo viaggio che è verso l'amore da una parte, verso un tradimento dall'altra e verso una scoperta imprevista e liberatoria da un'altra ancora. Qui alla lunga emergono tutti i temi più italici. Il rapporto con la famiglia di provenienza, la lotta dell'outsider in un mondo di conformati, l'intelligenza dell'apparentemente scemo in un mondo di furbi autodefiniti e via dicendo.
Un umorismo azzeccato e forte, unito a qualche momento sinceramente spiazzante (quello del mancato soccorso notturno) sono solo episodi, macchie di leopardo in un film dal finale che arriva in media res senza però configurarsi come un vero finale aperto.
L'ultimo terrestre è godibile, è divertente, è carino e ha qualcosina da dire sull'Italia ma non è un film da festival, abusa della sua carineria, si fa schermo del kitsch (i costumi degli alieni) e manca l'appuntamento con la serietà degli intenti.