London Film Festival 2012: West of Memphis, la recensione
Abbiamo visto al Festival di Londra il potentissimo documentario di Amy Berg prodotto da Peter Jackson e Fran Walsh, e dedicato ai Tre di West Memphis...
Un’anonima cittadina in Arkansas, dove non succede mai nulla. Un bosco umido, in mezzo al quale scorre un fossato abitato da centinaia di tartarughe carnivore. Tre bambini scomparsi nel nulla.
Il caso riceve un’attenzione mediatica senza precedenti e colpisce l’opinione pubblica americana e mondiale: è chiaro fin dall’inizio che qualcosa non va. Ma niente si muove davvero fino a quando, nel 2004, il regista e produttore neozelandese Peter Jackson e la moglie Fran Walsh, dopo aver visto il documentario della HBO Paradise Lost, non mettono a disposizione tempo e fondi alla moglie di Echols, Lorrie Davis, che sta portando avanti una campagna per la liberazione dei “tre di West Memphis”. Jackson sovvenziona nuove indagini, supportate da esperti dell’FBI, investigatori privati, anatomopatologi e laboratori d’avanguardia. Le modalità del delitto vengono riesaminate e la prova del DNA, non disponibile al tempo del processo, chiama in causa un nuovo sospetto: il patrigno di una delle vittime, Terry Hobbs. La campagna per la liberazione esplode e trova l’appoggio di migliaia di attivisti e di celebrità, da Eddie Vedder a Johnny Depp e Patti Smith. Dopo numerose vicende politiche e giudiziarie, il caso riesce ad andare in appello e, nel 2011, i tre escono dal carcere.
West of Memphis è il documentario che racconta questi anni di lotte e indagini, molti dei quali vissuti in prima persona dallo stesso Jackson. Lo straordinario tessuto narrativo della regista, Amy Berg, ripercorre passo per passo il lavoro investigativo, dalla confutazione dell’impianto accusatorio alle prove sempre più compromettenti nei confronti di Hobbs. Se nella prima mezz’ora prevale lo choc davanti alle immagini e alle parole usate dall’accusa per descrivere l’omicidio, l’accurata ricostruzione del contesto psicologico in cui si sono svolti i fatti riesce a convincere dell’innocenza dei tre adolescenti, vittime all’inizio di un enorme pregiudizio sociale e in seguito di un caso di malagiustizia influenzato da ragioni politiche. Un profondo e impressionante lavoro di ricerca, reso ancor più efficace dalle numerose testimonianze, tra cui alcuni inediti: gli amici del nipote di Hobbs, che ha loro rivelato la colpevolezza dello zio; i vicini di casa, che raccontano di aver visto lo stesso Hobbs correre dietro ai ragazzini, appena prima dell’ora del delitto; i ricordi della nonna materna e della zia del bambino, che rivelano inquietanti particolari sul carattere violento del patrigno e sulla sua relazione con il figliastro. Geniale e potentissima, infine, la dimostrazione di come un branco di tartarughe possa smembrare e mutilare un corpo, lasciando segni che a prima vista potrebbero sembrare quelli di un omicida macabro e brutale.
Non stupisce, quindi, la standing ovation ricevuta durante la scorsa edizione del Sundance Film Festival. West of Memphis restituisce giustizia a tutte le vittime di questa vicenda - obiettivo che, purtroppo, la legge non è ancora riuscita a raggiungere. Dal punto di vista narrativo, è la commovente celebrazione di un ideale non banale: la lotta contro i pregiudizi, anche se questi vengono avallati da una sentenza di tribunale, e il coraggio del singolo che prevale contro l’ingiustizia. È ciò che si legge fra le righe nelle interviste di due testimoni d’eccezione, Eddie Vedder e Peter Jackson, ma soprattutto negli occhi azzurri e nel sorriso gentile dell’eroina invisibile della vicenda: Lorrie Davis, che per prima ha fatto breccia nel muro di silenzio, innamorandosi di Echols attraverso le sue lettere. E che, per prima, ha creduto di potercela fare.