La migliore offerta, la recensione

Tornatore prova a fondere le due matrici fondamentali del proprio cinema, il thriller e il melodramma, riuscendoci solo in parte e grazie a Geoffrey Rush...

Critico e giornalista cinematografico


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Esistono due matrici fondamentali nel cinema di Tornatore, il melodramma nostalgico e il thriller. Incapace di trovare una vera fusione tra i due (anche se La migliore offerta vorrebbe provarci) la carriera del regista oscilla tra un film di un tipo e uno dell'altro. E se il melodramma tornatoriano è ben riconoscibile nel suo uso insistito della retorica, nel barocchismo e nell'esagitato sfruttamento empatico del ralenti e di motivi musicali rintronanti, allo stesso modo il thriller ha alcuni punti fermi.

Uno di questi si ritrova subito in La migliore offerta ed è una sceneggiatura dai mille incastri, nella quale è possibile distinguere facilmente fin dall'inizio i molti elementi sparsi che alla fine saranno usati per la grande risoluzione, la spiegazione a sorpresa che metterà ordine riempiendo gli apparenti buchi. Un ordine che ha sempre il sapore accademico e che stavolta (forse) si salva in extremis con una chiusa più ambigua del suo solito.

La migliore offerta è un film che non fa mai mistero di puntare tutto sul proprio protagonista, scritto con precisione e gusto per le minuzie e i piccoli dettagli di stranezza, affidato a Geoffrey Rush con precisa e corretta scelta di casting e caricato del compito di risolvere tutte le svolte del film. Nonostante infatti Tornatore sia al di là di ogni dubbio regista ricercato e tecnico, perfettamente in grado di risolvere qualsiasi svolta narrativa o momento empatico con soluzioni di regia o trovate di messa in scena complesse ed originali, questa volta sceglie di mettersi in ombra e girare un film rigoroso e algido tutto addosso al suo protagonista. Ogni attimo di La migliore offerta si gioca sul volto di Geoffrey Rush e sul fascino che è in grado di emanare. Tanto da rendere superflua la scelta di un altro grande attore come Donald Sutherland al suo fianco, in un ruolo infame e poco ritagliato sulla sua fisicità.

E' insomma impossibile non ammirare l'ambizione e la volontà di applicare un'idea più grande e internazionale di cinema. Contrariamente ad altri registi italiani dallo stile poco italiano come Salvatores, Tornatore ha un'idea più rigorosa e precisa di come realizzare un film apolide, privo di caratteri nazionali e capace di insinuarsi in qualsiasi sala di qualsiasi luogo del mondo.

Tuttavia, sebbene sia impossibile considerarlo un film poco riuscito o anche solo un'opera frivola e trascurabile, La migliore offerta fallisce proprio là dove vorrebbe trionfare, nella sua sfida più grande: unire il thriller al melodramma, raccontare una storia dal passo svelto e dai molti misteri catalizzanti che sia in realtà una grande indagine nell'animo di un uomo, nei suoi sentimenti e nei più reconditi anfratti delle sue fobie.

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