Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug, la recensione [3]
Lo Hobbit continua verso un corpus unico con Il signore degli anelli e con Smaug mette a segno una delle apparizioni più determinanti, esplicative e metaforiche di tutta la saga..
Accettato questo, cioè che il rapporto tra le due storie al cinema è molto diverso e più saldo di quello che c'è in letteratura, Lo Hobbit sta continuando sul percorso migliore. Certo non sfugge a nessuno la pretestuosità di una linea romantica tra razze diverse e nemiche che non solo è fuori luogo ma anche condotta con toni molto lontani dall'idea di romanticismo di Tolkien, tuttavia se è un prezzo da pagare per avere questo tipo di film sembra accettabile.
Soprattutto c'è Smaug. Il drago è un personaggio la cui importanza trascende questo secondo film di Lo Hobbit. Lo si capisce solo vedendo come Peter Jackson ha inteso il confronto nella montagna, la sua entrata in scena e come gestisce la sua presenza.
Materializzare al cinema e in questa maniera non solo la creatura mitica per antonomasia (sebbene il miglior drago di sempre non è certo il primo) ma anche tutto ciò che si porta dietro è l'impresa vera. Il drago è l'archetipo narrativo della paura e del terrore, la bestia mitologica invincibile e il mostro più grosso che ci sia nel ventre delle tue paure (non solo spaventa ma brucia dalla bocca, cioè incorpora nella sua stessa natura il terrore più ancestrale di tutti, quello del fuoco). Tolkien l'aveva immaginato furbo e immerso nell'oro, spettro della cupidigia e concretizzazione di ciò che sta nei cuori dei personaggi (Bilbo e l'anello, Thorin e i tesori....) Jackson riesce a trovare un'identità visiva tra bestia e ori, occhio e metallo luccicante, spazi angusti (ma immensi) e riflessi dorati, aggiungendo anche dell'oro liquido a maggiorare tutto e ricoprire l'animale (che trovata!).
Eguagliare Tolkien non è in discussione, è impensabile e per questo molte aggiunte sono risibili, tuttavia ancora una volta prendiamo atto che se c'è qualcuno capace di dialogare a distanza al livello di quel materiale di partenza è solo Peter Jackson. E questa conversazione è fantastica!