Il Principe Abusivo, la recensione - Articolo del 14 febbraio 2013 - 36051

Una principessa in cerca di notorietà finge di innamorarsi di uno squattrinato per destare scalpore. Il film di Alessandro Siani, per lo meno, non è volgare...

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Il rischio di assistere a un vero e proprio cinepanettone fuori stagione era dietro l'angolo, ma Siani ci ha risparmiato, almeno in parte, questo supplizio. L'attore aveva già partecipato alla stesura della sceneggiatura di Benvenuti al Nord e del suo sequel, ma questa volta il discorso è diverso: il progetto è interamente suo, e lo ha scritto a quattro mani con Fabio Bonifacci, facendosi carico anche della regia. Se nei due fortunati film diretti da Minieroabbiamo assistito al grande spaccato tra Nord e Sud, ora ci troviamo di fronte a un argomento abbondantemente trattato e purtroppo molto attuale come quello del divario tra ricchezza e povertà. Per quanto ogni aspetto del tema venga enfatizzato fino ai limiti dell’inverosimile, il regista tenta di affrontare le differenze sociali e culturali dei due personaggi, due mondi apparentemente paralleli, trattandole con leggerezza e ironia.

Siani ci introduce nella storia con un incipit degno delle migliori favole: la macchina da presa entra nel castello con un lungo piano sequenza e ci porta alla corte della principessa Letizia, interpretata da una meravigliosa Sarah Felberbaum. Insieme a lei vivono il padre (Marco Messeri), Re del piccolo principato, e il ciambellano Anastasio, un Christian De Sica che con gli anni somiglia sempre di più (fisicamente) al padre. La giovane è in cerca di notorietà, i rotocalchi non si interessano a lei come invece accadeva per sua madre e così, con l'aiuto di Anastasio, i tre architettano un piano per rilanciare la sua immagine. L’imbroglio è fatto, Letizia dovrà fingere di innamorarsi di Antonio De Biase (Siani), un napoletano spiantato e perennemente disoccupato, maestro infallibile nell’arte dello scrocco. La ricca principessa e il giovane squattrinato: il piano sembrerebbe perfetto. Ma i reali non avranno vita semplice dal momento in cui Antonio entrerà a palazzo.

Per quanto la storia non spicchi certo per originalità, bisogna riconoscere al regista la ferma volontà nello scrivere un film non volgare, assolutamente privo di parolacce, ben lontano dallo standard dei film di Natale. Siani sembra aver imparato molto dai due lungometraggi che lo vedevano protagonista al fianco di Bisio e questo si vede dalla costruzione di un film che poteva risultare esclusivamente banale ma che, almeno per buona parte della sua durata, riesce a creare un buon intreccio di situazioni comiche. Il regista dirige la scena molto meglio di altri illustri colleghi che sono passati dall'altro lato della macchina da presa e non sembra sfuggirgli neanche la direzione degli attori. Si ricrea una buona alchimia con il cast che prende da subito un ritmo affiatato. Lo stesso De Sica, in coppia con la Autieri, allontanandosi dal solito cinepanettone sembra dare il meglio di sé. Peccato che il film si perda a circa mezz'ora dalla fine, quasi a dire che Siani abbia mollato le redini, sicuro di un film già riuscito. Ma a prescindere da questo è da apprezzare la buona volontà e l’occhio comico non scontato con cui la pellicola è stata realizzata.

Recensione a cura di Aureliano Verità

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