I Mercenari 2, la recensione [2]
I Mercenari 2 è un brutto film d'azione, ma come commedia centra l'obiettivo: la fiera dell'autoreferenzialità, con alcune scene cult...
Leggi la prima recensione, di Gabriele Niola
Arnold Schwarzenegger, Bruce Willis, Chuck Norris, Liam Hemsworth e Jean-Claude Van Damme, si vanno ad aggiungere ad un gruppo di confermati, ovvero Jason Statham, Dolph Lundgren, Jet Li, Randy Couture e Terry Crews che, già solo a leggerli e a immaginarne i volti uno dopo l’altro, ci si impiegherebbe quasi un minuto. Lo sa Stallone e lo sa anche il pubblico che si recherà al cinema con un solo obiettivo: veder fare su grande schermo ciò che quegli attori hanno fatto negli anni passati, quando ognuno di loro bastava per una storia. Altri tempi, altri film, da alcuni apostrofati come “americanate”, ma da molti altri presi per quello che erano, semplici divertissement che anche quando potevano essere letti da un punto di vista politico-sociologico, il più delle volte rappresentavano semplici vittorie dei buoni sui cattivi a forza di cazzotti.
I Mercenari 2 nasce proprio con questo obiettivo: essere un gran galà per star del passato remoto, recente e recentissimo, con tanto di presentatore (Stallone) a fare da spalla all’ attore di volta in volta presentato sul palcoscenico.
La struttura è la stessa dello Zelig con Claudio Bisio. E’ la fiera dell’autoreferenzialità. Ogni star dimostra le abilità di combattimento con cui è diventato famoso, con Jean-Claude Van Damme che, addirittura, chiede a un suo aiutante di posizionare il coltello sul petto di un personaggio solo per spingerlo dentro con uno dei suoi soliti calci volanti anziché a mani nude. Visto come un film d’azione I Mercenari 2 è un brutto film, scontato e pieno di rumore anziché di scene, ma visto come commedia, beh, ci si diverte davvero tanto, molto più di quanto accadesse con il primo episodio dove non mancavano i momenti morti e ci si prendeva un po’ troppo sul serio, con tanto di sottotraccia malinconica.
Stallone qui co-scrive un film appositamente per il pubblico, ancor più di quanto non accadesse con il primo capitolo (la presenza di Hemsworth ad esempio è solo una trovata commerciale per attirare anche il pubblico giovane). Ciò non toglie che ci sia anche impegno in fase di scrittura, almeno per ciò che riguarda la creazione di battute e scenette ad alto tasso comico, cercando di avere più punti in comune con uno Scary Movie che con un Rambo. E va bene così, l’obiettivo è centrato (e che sia questo l’obiettivo lo dimostra il prologo, dove l’autoironia delle varie scritte Coming Soon e Knock Knock sembrano prese pari pari da un fumetto).
Se proprio si dovessero scegliere tre scene, le due con Chuck Norris all’aeroporto e il siparietto sulla Smart tra Schwarzenegger e Willis vincono. Difficile costruire un terzo episodio dopo un secondo così auto-celebrativo, anche se all’appello mancano ancora Steven Segal, Kurt Russell e Jackie Chan (che ha già rifiutato una volta, ma mai dire mai)... Ma dopo la tragedia di suo figlio, Stallone saprà ritrovare sorriso e voglia di scherzare della sua carriera passata?