I, Frankenstein, la recensione
Frankenstein contro i demoni contro i Gargoyle. C'è moltissima confusione e praticamente niente di Mary Shelley, allora perchè usare la creatura del barone Frankenstein?
E' chiaro che ci vuol passione per il cazzeggio per andare a vedere I, Frankenstein. Ma tanta!
Come se non bastasse il tutto ambientato ai nostri giorni, perchè la creatura ha vagato per centinaia d'anni senza morire arrivando fino alla modernità.
Fermo restando il nonsense del tutto (perchè sfruttare la creatura di Frankenstein in una trama che non ha niente a che vedere con lui o con quello che rappresenta?) quel che I, Frankenstein propone è la consueta oretta e mezza di azione non particolarmente raffinata, tagliata a fette spesse, unita a una trama in cui le relazioni tra personaggi sono al minimo sindacale (cioè estreme e banali), scandendo nel vergognoso sul lato makeup (ma davvero si può fare un trucco così svogliato alla creatura? Con dei segni in viso quando in realtà sappiamo che dovrebbero essere dovuti al fatto che è tutto assemblato da cadaveri diversi? E sul serio i demoni quando rivelano la loro natura sono così?!?) e nell'esilarante puro sul lato villain (che ha il nome in latino! "Naberius"!!).
Già Van Helsing aveva tentato di spostare sul fantasy un classico dell'orrore che oggi, specie trattato in questa maniera, tende a fare molta meno paura. E i risultati non erano stati esaltanti. I, Frankenstein è più radicale ancora, non segue nessuna storia originale ma sfrutta solo un nome noto (perchè delle sue caratteristiche, davvero, non c'è traccia, è un eroe indistruttibile come altri se ne sono visti, senza peculiarietà se non l'assenza d'anima).
Dunque sarebbe anche un'operazione onesta come altre (un film bruttarello ma coatto, promosso con onestà, come un film bruttarello ma coatto quanto basta) non fosse che l'elemento Frankenstein è totalmente fuorviante e pretestuoso. Non è la prima nè l'ultima volta che il nome di un romanzo noto viene usato per altri fini, tuttavia fino a che si fanno film da poco è un conto, farlo svilendo una mitologia che ha un suo perchè e una sua dignità è decisamente meno accettabile.